Il Felpa, chiamato anche Matteo Salvini, si è paragonato a Silvio Pellico, ha invitato i suoi a digiunare “simbolicamente” in attesa del giudizio che lo attende da parte del parlamento sul caso Gregoretti: solo che ha fatto tutto lui.
In giunta al Senato la mossa del Felpa è stata geniale solo per i gonzi.
I 5 senatori della lega hanno votato per l’autorizzazione a procedere per sequestro di persona nel caso della nave Gregoretti,Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato no:cinque contro cinque e la relazione del presidente forzista Gasparri che chiedeva il no è stata bocciata.
Il governo non si è presentato: la motivazione del vasto ingegno giallorosso è che dicendo di sì alla richiesta della magistratura di Catania il Felpa, detto Matteo, sarebbe passato come martire; in vista delle regionali di domenica 26 gennaio.
Ma in questo modo Salvini è diventato martire immediatamente, tanto che il suo demagogico grido di dolore “del vado in galera a testa alta” riecheggerà da qui a domenica come il grido di dolore del popolo italiano contro la magistratura comunista, manettara ecc.
Secondo certi osservatori nostrani, insomma,tutto quello che si fa contro Salvini giova a Salvini,
Quindi è meglio non fare niente, sperare nella Madonna e lasciare alle sardine il ruolo di agitatori di piazza.
La questione però è nota.
Il Felpa, politicamente, ha le carte in regola.
Di Maio e Conte non potevano non sapere quello che stava succedendo sulla nave della Guardia Costiera ormeggiata al molo della Nato di Augusta;per cinque giorni i migranti furono trattenuti a bordo in condizioni disperate, il 31 luglio furono fatti scendere con l’ok del Viminale.
La sinistra rosa, (il Pd),quella grigia ( italia Viva), quella rossiccia ( Leu) inveve di dare il segnale per l’abrogazione dei Decreti sicurezza uno e due votando sì al processo, hanno dato prova di pavidità ancora una volta adottando lo stesso’atteggiamento di Salvini : prima i voti poi i migranti, prima lo spettacolo del conflitto, poi il machiavellismo da bottegai dello spirito.
Il 17 febbraio, quando si tornerà in Aula per votare sul caso Gregoretti sarà comunque diverso per forza.
Intanto bisognerà vedere chi avrà vinto le regionali, per il problema dei migranti chi se ne frega.
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