Giuseppe Pinelli fu detenuto illegalmente nei locali della Questura di Milano per tre giorni, quando il fermo di polizia secondo Costituzione doveva durare solo 48 ore.

Quindi 50 anni oggi non era un uomo libero, anche se la sua morte risale al 15 dicembre.

Basterebbe questo dato a cinquant’anni di distanza non solo per chiedere scusa alla Famiglia Pinelli come ieri ha fatto il sindaco di Milano Sala, ma per sottolineare che la versione ufficiale del malore che causò  la morte di Pino Pinelli è irragionevole e fa ancora  acqua da tutte le parti.

E che la perdita dell’innocenza del nostro essere comunità e stato non nasce solo dalla defenestrazione di Pino.

Sul caso Pinelli, la sua innocenza, la sua persecuzione è stata scritta una pagina della storia d’Italia lunga chilometri.

Ma ieri, nonostante il presidente Mattarella abbia riconosciuto 40 anni di depistaggi, lo stato non ne esce rafforzato nei sui fondamenti democratici.

Visto quello che stiamo vivendo oggi dove criminali fascisti coperti da Lega e Fratelli d’Italia rivalutano  pure il neofascismo come fosse stata una barzelletta.

Noi sappiamo che mai  diranno come è andata.

Piazza Fontana è come l’assassinio di Kennedy negli Stati Uniti,la metafisica del potere è più forte della fisica  degli eventi.

La violenza attuata nelle stanze della questura contro Pinelli non è stata un depistaggio. E’ stata la normale prassi dell’amministrazione repressiva statale contro il proletariato che passa da Portella della Ginestra, al piombo riservato agli operai a Modena, Reggio Emilia, Genova negli anni Sessanta, arriva  a Saverio Santarelli   ucciso  in piazza il 12 dicembre del 1970 e alle stragi di Brescia contro i sindacati e gli antifascisti, eccetera.

E tanto per non farsi mancare nulla chi non ricorda il fango gettato sulla famiglia Giuliani per la morte di Carlo nel G8 a Genova nel 2001?

La sospensione dei diritti costituzionali attuata da Berlusconi, leghisti,fascisti, eccetera?

Per questo che l’illegalità di uno stato a trazione mafiosa e fascista ha sempre voluto dire che la perdita dell’innocenza è niente altro che il crimine perpetuo contro i proletari.

Per cui ben vengano tutte le giornate di ieri, dove le istituzioni stanno dalla parte dei deboli e dei vinti.

Anche  se  la verità se la sono portata nella tomba sia i carnefici, sia la classe dirigente di quel periodo storico dove, spiace dirlo, il partito – stato era la democrazia cristiana che si serviva pure di fascisti e nazisti per combattere il comunismo.

Il paradosso è che Pinelli era stato partigiano nella Brigata Franco, era un uomo mite che combatteva per l’emancipazione del proletariato: aveva la colpa di essere un rivoluzionario che difendeva la Costituzione.

PS; Nessun dialogo con Lega,  Fratelli d’Italia , Forza Italia che su Piazza Fontana dicono tante banalità, che in realtà vogliono riesumare la teoria degli opposti estremismi.

 

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