Non deve far scalpore la notizia del Censis che svela che il 47% degli italiani vede come soluzione dei propri guai la comparsa dell’Uomo forte che guidi il paese al di sopra del parlamento.

Sui famosi territori, piazze, mercati, tram, metro, luoghi pubblici non è raro sentire, davanti a disfunzioni burocratiche o a illegalità varie ( di immigrati soprattutto), la battuta che, insomma, ci vorrebbe “il bastone per tutti quelli che a palazzo si grattano la pancia e intanto il popolo soffre le pene dell’inferno”.

Avere servizi che funzionano normalmente, specialmente nella pubblica amministrazione, dovrebbe essere la normalità democratica.

Invece in Italia, dove comunque non è vero che non funzioni nulla,lo stato autorevole non è desiderio di massa perchè comporta partecipazione attiva al bene pubblico, per cui si preferisce delegare al Mussolini di turno, al Peron d’annata,al faccendiere introdotto la soluzione del rapporto fra governanti e governati.

Così viene da piangere in certe circostanze, ( lo stato ottuso che vuole 122.000 euro da bambine orfane per tragedie familiari),ma viene da ridere pensando ad un uomo forte che combatta l’ evasione fiscale con la repressione, la mafia con l’esercito,la mancanza di lavoro con la statalizzazione delle imprese.

Senza dimenticare che lo stato super – partes per alcuni buontemponi dovrebbe essere quello che mette insieme fascismo e antifascismo, sangue dei vinti o dei vincitori in una nouvelle cousine di qualunquismo beota, chiamato era del post – ideologico.

E’ chiaro, quindi, che l’Uomo forte dovrebbe essere più di  destra  che di sinistra,poichè la dittatura del proletariato ha fallito, ma Trump e Putin,ad esempio, sono la nouvelle vague  di quello che passa il convento.

Il paese è in declino, lo diciamo da un decennio.

E’ naturale sperare che ci sia l’ennesimo uomo mandato dalla Provvidenza che metta a posto le cose senza il rituale stanco della democrazia parlamentare fatto di compromessi al ribasso, giochini di potere, mancanza di prospettive, rimando continuo dei problemi in attesa di una buona emergenza ( la ripresa planetaria dell’economia?), che cacci la brutta emergenza: praticamente tutto.

Ma il parlamentarismo, se non diventa cretinismo legislativo fine a se stesso,salva almeno una parte della nostra storia che conta: quella per cui il 25 aprile facciamo festa, e il 12 dicembre ogni anno ricordiamo Piazza Fontana.

In entrambi i casi non vogliamo tornare a Uomini forti, che poi, come abbiamo visto, si perdono in un bicchiere di mojito.

 

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