La cifre le ha fornite Salve the children,la notizia ha avuto poco spazio sui media, il tempo di un clic sui vari network: l’Italia ha più di un milione di bimbi in stato di indigenza, anche qui quasi maglia nera in Europa.
Che in Italia le differenze di classe si siano acuite con la crisi economica del 2008, con l’ondata del reaganismo straccione berlusconiano, del riformismo blairiano della Leopolda, della cattiva gestione di una politica del tirare a campare in tutto il mondo è cosa risaputa.
D’altronde il paese delle mamme, delle nonne, delle zie, ha sempre il cuore gonfio di tristezza, quando si accorge che la povertà in un paese che ha il record delle vendite delle macchine di lusso alberga fra noi.
L’ umanità occidentale in crisi demografica non riesce manco a mantenere i suoi figli dall’indigenza, ci si chiede.
E il ceto medio è in crisi in tutto il mondo:pure in Cile, Argentina, Ecuador.
Così il proletariato di sempre si unisce ai ceti intellettuali, dovrebbe essere rivoluzione nel nome di un futuro anche per i bambini poveri
Ma la restaurazione degli imbecilli è pronta: prima gli italiani anche per il pasto negli asili come nel comune di Lodi, oppure nel caso dell’assegnazione degli alloggi a Roma: gli stranieri non pagano la retta e non pagano le tasse quasi fossero italiani..
Siamo tutti in malafede, comunque:Di Maio, infatti, abolì la povertà in un intervento para mussoliniano dal balcone.
Così a forza di chiacchiere rassicuranti per i propri figli , i maestri di pensiero di destra e pure di sinistra non si preoccupano di istituire un fondo per l’indigenza dei minorenni: non solo più merendine senza zucchero, ma scuole, cure sanitarie, case abitabili,così da farli sentire degni di essere venuti al mondo.
Tra i bambini poveri ci sono i figli degli immigrati nati in Italia, questi aspettano che la solidarietà si traduca in prassi contro la povertà vera, che non è data solo dalla crisi dei consumi, ma dalla sconfitta del movimento che doveva abolire lo stato di cose presenti.
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