I più vecchi si ricorderanno quando nella Film – Cisl al Nord erano iscritti gli “estremisti” di Lotta Continua, mentre dalle parti del sud della penisola i Ciancimino erano i sodali più fidati di Cosa Nostra.
Lo scrivo perchè la pretesa pretestuosa che un movimento sia la sommatoria di essenze ideali ontologiche che nulla abbiano a che fare con la mediazione,il trasformismo, l’alleanza opportunistica, la coabitazione coatta è inverosimile.
A Napoli ,nella kermesse che ha celebrato i 10 anni di vita del movimento pentastellato, si è capito, qualora ce ne fosse bisogno, che il farsi partito dei grillini forse porterà a duelli rusticani per i posti di comando, a frizioni per la negazione di posti di potere, ( le famigerate poltrone), nonchè ad eventuali scissioni fra Fico e Di Maio, fra Di Battista e Paragone con Morra, tanto per nominare alcuni colonnelli del generale Grillo, che travestito da Joker ha annunciato il caos, come fosse un Zoroastro da avanspettacolo.
In dieci anni il movimento che ha conquistato il governo, anche se ha perso sei milioni di voti, rimane quello che Di Maio sogna; un grande centro, nè troppo di centrodestra, nè troppo di centrosinistra perchè gli elettori sono il risultato dell’anti politica contro Forza Italia, Monti, e il Pd in primis. ( la Casta per eccellenza).
Grillo ha mandato a quel paese gli astanti esortando a stare con il PD, optando per una alleanza strutturale con quelli che venivano chiamati il partito di Bibbiano.
Il paradosso è che una parte degli elettori cinque stelle provengono dalla sinistra a sinistra del Pd.
Gli ex del Pd, invece, sono i più inferociti perchè si sentono traditi dalla moderazione dell’unico partito che rimane in un vago centrosinistra.
Si dice che molti cinque stelle siano passati già alla Lega e che il buono rimasto nel movimento abbia una velata simpatia per Zingaretti.
E’ un minestrone indicibile, una notte nera delle vacche nere di hegeliana memoria,che accontenta e scontenta tutti.
La lotta di classe, l’emancipazione degli ultimi sono considerati ormai pallidi retaggi ideologici del secolo scorso: ma se in Umbria e in Emilia Romagna vincerà Salvini, a marzo si andrà a votare.
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