Il Paapete, nuovo avamposto del fascio – leghismo, è una commedia brutta e schifosa perchè c’è un ministro della repubblica che tenendo in ostaggio i migranti si immerge nel trash, nel triviale,nel fascismo balneare spacciando tutto questo per cultura popolare contrapposta alle vacanze intelligenti dei radical chic.

E’ semplicemente campagna elettorale per un popolo dimentico di se stesso, oppure per una plebe che non aspettava che questo: decidete voi.

Il brano di seguito è tratto da il racconto della guerra giusta, la vittoria della democrazia volume II, Pierluigi Raccagni

 

1943 ITALIA: TUTTI A CASA

Nell’agosto del 1943 in Italia la restaurazione reazionaria e monarchica aveva raggiunto il suo scopo nella politica interna del Paese.

Si poteva dire che la monarchia avesse trionfato su tutta la linea, la situazione sembrava normalizzata.

Non dimentichiamo che il colpo di stato aveva visto in prima linea il re e un ristretto numero di collaboratori fra i quali Acquarone, il comandante generale Ambrosio, il capo di Stato Maggiore dell’esercito Roatta, il capo della polizia Senise.

Badoglio era stato riesumato e riabilitato per formare un governo di burocrati e di militari attento a non entrare in urto nè coi fascisti, né con gli antifascisti.

L’amministrazione dello stato rimaneva in mano a funzionari fascisti che avevano buttato via la “ cimice”, cioè il distintivo fascista.Nelle fabbriche gli operai più vicini ai socialisti e ai comunisti erano in minoranza dal punto di vista politico, ( anche se gli scioperi di agosto nelle fabbriche del nord erano un segnale che i primi nuclei di resistenza erano già in essere), la normale amministrazione funzionava: negli uffici pubblici bastava aver cambiato il ritratto, appeso alla parete, di Mussolini con quello del re.

Ma la sostanza del problema rimaneva invariato. Ora si trattava di uscire dalla guerra a fianco dei tedeschi per allearsi con gli anglo – americani.

C’era da non dormire la notte, farsi il fegato marcio, ma la nostra diplomazia italiana brillava di cinismo come non mai.

Gli Alleati dopo lo sbarco in Sicilia il 4 agosto erano entrati a Catania dopo tre settimane di duri combattimenti contro i tedeschi, i quali a loro volta avevano messo a punto il “piano Student”, facendo entrare in Italia 8 divisioni di cui due corazzate in previsione di un armistizio separato da parte dell’Italia. A comandarle era nientemeno che Irwin Rommel.

Hitler aveva avuto ragione a non credere alle parole di fedeltà di Badoglio verso l’alleanza con la Germania, solo che non poteva prevedere quando ci sarebbe stata la rottura.

Dopo la caduta del fascismo, le spie tedesche in Italia avevano perso i loro collaboratori privilegiati.

Così Badoglio doveva districarsi fra le divisioni tedesche che avevano occupato i passi delle Alpi, fra l’Italia e la Germania e l’Italia e la Francia.

Il 15 agosto in un convegno militare italo – tedesco tenutosi a Casalecchio nei pressi di Bologna i tedeschi avevano preteso e ottenuto di presidiare le ferrovie provenienti dalla Germania e dalla Francia.

Ma è proprio nei giorni di Ferragosto che partì l’unica offensiva che poteva sferrare l’Italia: quella di sondare la disponibilità alleata per un armistizio.

Le due missioni diplomatiche, comunque, avevano mostrato tutta l’ambiguità italiana sia verso gli alleati, sia verso i tedeschi: entrambi, giustamente, non credevano agli italiani.

Le conseguenze, come sempre, si abbattevano sulla popolazione. Gli Alleati in quei giorni di metà agosto colpirono le città italiane del Nord senza pietà.

Milano fu colpita da 2.000 tonnellate di bombe che devastarono il centro storico, migliaia di case, il teatro alla Scala e Palazzo reale.

Anche Genova fu bombardata, così Livorno. Gli italiani erano disorientati: proprio quando avevano abbandonato il fascismo e Mussolini i bombardamenti venivano intensificati.

https://amzn.to/31jMDPm

 

 

cover Vol 2 jpg