Ha ragione Michele Serra che su Repubblica ha stigmatizzato con ironia tagliente la frase circolante che chi attacca Salvini sui migranti fa il gioco del ministro dell’Interno.

E’ il dicitur che va per la maggiore, discorso da spiaggia o da bar che mette tutti d’accordo:  interessarsi della sorte dei disperati è un hobby come un altro,  il tifo per una squadra contro l’altra.

Tutte le posizioni sono legittime, ( ma mica tanto se sono diffamazioni, calunnie, falsità come da vomito quotidiano sui migranti), ma non si può vivere con un avvocato come compagno di vita.

Nè si può invocare la giustizia proletaria con una P38 che oggi,  per fortuna,  è caricata ad acqua.

Così, è bene dirlo, si è ostaggi dell’impotenza.

Renzi ha fatto autocritica sui migranti per la pavidità del PD sullo ius soli non credendo che questo sia il migliore dei mondi possibili.

Bene,  chi lo diceva da sinistra faceva il gioco della destra, ad esempio.

Ricordiamo tutti quando l’anti-berlusconismo diventò un mestiere di comodo per certa sinistra,ma l’opposizione non è che non sia servita, ( il G8 con lega compresa fu l’apice dell’anticomunismo occidentale manu militari del terzo millennio, chi si oppose non fece il gioco di Berlusconi).

Per quanto riguarda Salvini, siccome una parte della classe operaia vota per lui, tutti quelli che si contrappongono ( centri sociali, cattolici…Ong), viene considerato ceto ricco, benestante , favorevole all’immigrazione perchè lì ci sono gli affari e chissà cosa c’è sotto.

Scemenze, d’accordo, ma che funzionano.

Il generone, da sempre, tenta di cambiare il mondo a colpi di battute che costano poco, coi social il bar è diventato l’unico luogo argomentativo “dell’armiamoci e partite”.

Salvini passerà, come passano i bau – bau che sfondano le porte aperte e i ciarlatani che pretendono dagli altri quella coerenza che loro non hanno.

 

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