E’ andato in tilt Facebook dalle 13 alle 16 di domenica insieme a Instagram e Whatsapp e subito si sono messi a fare i conti.
Facebook, ogni giorno genera 188 milioni di dollari, tre ore di buio sono costati 23 milioni di dollari.
Ho fatto i conti della serva: 188 milioni di dollari al giorno per 30 = 5640 milioni al mese, poi all’anno non te lo scrivo per non spaventare chi deve risparmiare sulla bolletta del gas.
Eppure se vuoi andare al di là del condominio, oppure vuoi riallacciare amicizie e relazioni, o vuoi parlare con la mamma dopo lo sbarco nei porti chiusi Facebook e i social sono essenziali.
Magari il progresso fosse così innocente, così pulito e benevolo.
Sui social tutti noi sputiamo, ma poi non possiamo quasi farne a meno.
La questione però non è questa, mi sembra che la questione dei social metta in risalto più l’homo homini lupus del De Cive di T. Hobbes.
Più sei una macchietta o un mostro aggressivo, rancoroso, insultante il prossimo, più entri nel mondo reale: Facebook toglie il velo all’affermazione evangelica del porgi l’altra guancia che laicamente forse è traducibile con mettiti nei panni dell’altro.
Ma un segno di democraticità FB lo ammette: siamo tutti sulla stessa barca di una profonda incomunicabilità, se il linguaggio definisce l’essere, l’anonimato dei social media garantisce il volo del superfluo che fa male, che crea dolore, per cui le persone più si ammazzano a parole più aumentano lo spettacolo.
Ma quando alle parole seguono i fatti,( suicidi omicidi e nefandezze ecc),allora rimpiangiamo il tempo del silenzio interiore.
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