Ho letto sul blog i commenti della stampa locale ( Il Resegone) del piano regolatore per i migranti in centri di accoglienza del sindaco di Calolzio Corte, paese nei pressi di Lecco.
E’ stata definita una fake news, ma come tanti, ho sentito di persona personalmente l’onesto borgomastro padano di quel ramo del lago di Como che tranquillamente mostrava al cronista la mappa del paese di 13.780 anime.
La sua onestà intellettuale, mi sembra fuori discussione.
Lo sceriffo del Mississipi lacustre o il borgomastro terragno della Baviera anni trenta ha avuto questa pensata:
nove zone rosse vietate ai migranti. Cinque zone blu che comprendono oratorio e biblioteca dove il via libera ai reietti sarà concesso previa autorizzazione.
Obiettivo: salvaguardare le zone sensibili dalla diffusione degli uomini colorati equiparati alle slot machine.
Non credo che il sindaco andrà a processo come Mimmo Lucano, scagionato dalla Cassazione,ma rinviato a giudizio dalla procura di Locri per illeciti di varia natura compreso quello di agevolare l’immigrazione clandestina.
In fondo il borgomastro/ sceriffo cosa ha fatto?
Ha discriminato, o meglio ha integrato nel regno del crimine, trenta migranti.
Si è messo a giocare ai soldatini con l’ingenuità di chi crede che esistano razze caucasiche o ariane, e che per quanto bravi e disgraziati i migranti sono oggettivamente portatori di guai solo perchè di etnia differente.
Anche a Rozzano nel milanese si è tentato un esperimento di questo tipo per contrastare lo spaccio di droga in mano agli africani; è finito in un fallimento.
Morale?
La zona rossa del G8 di Genova ha fatto scuola, le emergenze si inventano e si demoliscono ogni giorno, l’importante è stupire con idee idiote che rassicurino gli italiani che lavorano, studiano e non spacciano, nè delinquono.
A Cracovia nel 1940 il cartello “qui non entrano cani ed ebrei” era il pane quotidiano.
Nel Sud degli Stati Uniti c’erano i cessi per i bianchi e per i neri.
A Torino e Milano negli anni Sessanta il cartello ” non si affitta ai terroni” palesava il senso della diversità.
In Svizzera negli anni sessanta gli italiani non potevano entrare nella stazione di Basilea perchè là dormivano come barboni.
Sindaco di Calolzio segui il Talmud” chi salva un migrante salva l’umanità intera”.
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