Le dichiarazioni di Cesare Battisti che ha ammesso di aver ucciso quattro persone negli anni settanta senza sapere il “perchè” è uno sfregio soprattutto alle vittime.

Costui, però, in modo assolutamente strumentale è stato visto  come l’icona dei cosiddetti anni di piombo da una stampa che oggi considera i centri sociali epigoni pericolosi dell’estremismo che fu, e quindi socialmente pericolosi.

In altri termini: i comunisti estremisti sono sempre potenziali assassini, dei fascisti stragisti invece si è persa traccia,

Il Pd e i democratici in genere che continuano a sottolineare come fu la classe operaia a sconfiggere il fenomeno della lotta armata e/o terrorismo fanno molta politica, ma poco storia.

Storicamente, infatti, il partito comunista fino a Longo era convinto che in Italia negli anni settanta ci fosse il problema di un colpo di stato da parte di una borghesia reazionaria e parafascista dagli anni della fine della guerra.

In piena guerra fredda da una parte servizi segreti e fascisti e dall’altra giovani comunisti   non ortodossi usciti dal 68′ diedero vita a quella che oggi viene chiamata guerra civile strisciante.

Cesare Battisti con questo sentimento storico c’entra poco, l’armamento di una parte del movimento fu all’inizio determinato dallo stragismo fascista coperto da mafia e Dc clerico – fascista ecc.

Nella mia semplificazione schematica voglio solo ricordare che l’espressione ” album di famiglia ” della Rossanda, che sottolineava la continuità fra gap partigiani e Brigate rosse era una condizione da tenere il considerazione allora, ma anche oggi.

Insomma centinai di libri, documenti, film hanno messo in luce che il fenomeno della lotta armata coinvolse, per dirla alla Giorgio Bocca, migliaia di giovani molto più della Resistenza agli albori nel 1943.

Ora dire che quella scelta portò allo sfascio del movimento del ’68 e alla sua repressione, come dice Battisti, è giusto, ma sottolineare che non sapeva quello che faceva è criminale per tutti.

Per le vittime e i familiari, i carnefici, i compagni generosi, insomma per chi fece il salto  verso il baratro le parole del pentito tecnico Cesare Battisti sono uno schiaffo alla memoria di quegli anni.

Aveva ragione Francesco Cossiga: se ci fu una guerra civile era giusta un’amnistia generale per chi non aveva commesso crimini.

Ma  Battisti questo lo sapeva,parlare come fa ora è da irresponsabili e consegna quel periodo all’inverno della ragione.

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