Desidero mangiare,lo puoi dire quando vai al ristorante, non quando muori di fame.

Così è difficile dire desidero curarmi,avere una casa, andare a scuola…

Di solito curarsi,mangiare,avere una casa dove andare, avere un’istruzione fanno parte della categoria dei bisogni primari, non dei desideri secondari.

La questione oggi non è per nulla scontata.

Mentre nel quarto mondo la povertà è ancora determinata da mancanza d’acqua, di cibo, di abitazioni decenti, di istruzione, la povertà fra noi occidentali è determinata dalla mancanza di consumo, dalla sofferenza di chi non può permettersi nulla, al di fuori di una stentata e primitiva sopravvivenza quando va bene.

Un detenuto straniero a scuola mi ha detto una cosa elementare: ” qui parlate di povertà, ma non sapete niente di cosa vuol dire vivere con la fame”.

Lo sapevano bene i nostri nonni e i nostri padri, i comunisti sono nati e cresciuti chiedendo pace, pane e lavoro, non certo beni superflui.

Tutte cose che si sanno ovvio, diremmo scontate,ma mica tanto…..da quando lo sfruttamento bestiale dell’uomo sull’uomo, sulla donna e sui bambini che rasenta il massacro fisico del proletariato, è considerato prodotto interno lordo, il termometro della salute dell’economia.

Quando l’economia di una nazione capitalista patisce il calo dei consumi interni è crisi, in Grecia però la crisi ha voluto e vuole dire meno medicine, meno cibo, meno istruzione, meno case da abitare.

Il filosofo di Treviri a proposito era stato chiaro e solenne: da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni.

Il socialismo reale e il  comunismo sovietico in questo senso sono stati cattivi discepoli del maestro; i bisogni primari venivano assicurati,l’uguaglianza veniva tutelata al ribasso,il desiderio di avere il superfluo era solo appannaggio della nomenclatura, la libertà era un bene da trovare non in se stessi, e con gli altri ,ma nel partito  – stato.

La critica di Serge  Latouche, filosofo francese, alla società dei consumi,forse non è una sciocchezza come pensano tanti intellettuali de sinistra ( la decrescita felice).

Se buttiamo via benzina alle code dei caselli, cibo che avanziamo, acqua che non usiamo,medicine che non usiamo, non è che siamo  eticamente squallidi, siamo degli squallidi dissipatori del superfluo, mentre una parte dell’umanità che contribuisce al plusvalore soffre ancora la fame, la sete,la mancanza di medicine.

Quando poi vengono a vivere da noi li trattiamo a pesci in faccia: sono clandestini alla faccia della nostra cultura illuministico –  cristiana.

In questo senso tutti i governi Occidentali, soffrono di un modello di sviluppo capitalistico e consumistico che ci abitua al benessere delle anime morte.

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