L’otto marzo, giornata internazionale della donna, da giornata di lotta per l’emancipazione dallo sfruttamento materiale, morale,direi fisiologico della donna è diventata non solo una liturgia, ma una vera e propria festa delle multinazionali del consumo e della retorica a buon mercato.
La questione femminile, d’altronde, tutti i giorni è sui giornali per via di stupri,violenze domestiche,aberrazioni varie, gossip di varia natura, scemenze e fascismi di ritorno ( la donna deve stare in cucina, vedi lega) che non hanno giustificazione se non nel fatto che la restaurazione, la controrivoluzione in atto è potente e universale.
E infatti i dati forniti da ” Non una di meno” sulla violenza sulle donne sono impressionanti ( cfr sito): a fare da sfondo alla vita delle donne c’è violenza pubblica e privata.
Poi però c’è il coraggio, non solo ideologico, nè piattamente femminista di chi non ci sta da parte delle donne: un esercito sovranazionale che non vuole patire una schiavitù culturale e morale e che in Italia oggi ha proclamato uno sciopero di genere che riguarda lavoro pubblico e privato delle donne ( la famiglia), produzione e riproduzione della specie, lavoro e cure degli anziani ( che comunque spettano alle donne gratis amore dei).
Si dirà che c’è donna e donna, così come c’è uomo e uomo.
Ma questo è un discorso che potrebbe riguardare ogni forma di identità: c’è l’operaio comunista che maltratta moglie o figli, c’è il padrone che rispetta la diversità biologica,così come c’è la donna che con la donna usa la violenza più bestiale.
Quello che conta è che si superi il duopolio quote rosa- mimosa, così come la retorica di falce e martello senza se e senza ma.
Oppure che l’emancipazione non consista solo nell’elogio alla donna in carriera, oppure ad una ruffiana sudditanza che “donna è bello” da parte di quegli ominicchi del 14 febbraio e otto marzo pronti a far festa per qualsiasi cosa sia facile da vivere.
La recente e perdurante crisi ha messo sulla croce milioni di donne in Italia: la disoccupazione è donna, la mancanza di asili nido è donna,lo sfruttamento bestiale sul lavoro è donna, parecchie ragazze, notizia di ieri, abbandonano la scuola.
Da genere uomo maschio mi viene da riflettere quando vedo le donne dell’Isis che accompagnano i loro figli per strade polverose in cerca di riparo, quando vedo le giovani che scendono dai barconi con la faccia che denuncia il loro male di vivere, quando le donne dei call center dichiarano che con 600 auro al mese e il marito disoccupato quella non è vita.
Tra le centinaia di milioni di sfruttati l’universo femminile è oggettivamente rivoluzionario, sta a loro praticare la normale radicalità della loro situazione.
Per noi uomini, il problema è quello di sempre, cercare di capire che nessuno al mondo deve essere sfruttato, soprattutto le donne e fare la nostra parte.
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