Non è giusto snobbare il festival di Sanremo,
I dati di share sono imponenti,la standing ovation alla tradizione della buona canzone o canzonetta italiana vedono il trionfo del politicamente corretto.
E’ bastato che Claudio Baglioni facesse la pace con Salvini, ( prima del festival espresse il suo parere sul respingimento dei migranti e polemizzò con il Felpa), perchè la depressione conformista di questi tempi si abbattesse sul festival con lo spirito del rito collettivo del qualunquismo.
Non voglio assolutamente dilungarmi sulla scienza del sanremese, che insieme a quella del calcese, tiene banco come il politichese.
Se il festival è lo specchio dell’Italia,bene così: il contenitore è perfetto.
Si va dalla buona musica da “c’eravamo tanto amati”, a inni della necessità di essere buoni.
Anche se il livello è mediocre l’importante, mi sembra, è che stia trionfando il prima”gli itagliani”, ( non ci sono ospiti stranieri).
Parlare male del festival, dunque, è essere inguaribili snob di sinistra, lontani dalla cultura nazional – popolare che se diventa nazional – populista non fa male a nessuno.
Ma sparare sul festival è così scontato, che pure Claudio Bisio si è adeguato: il suo slogan, serio, serio, è qui non si parla di politica.
La kermesse vista anche all’estero mostra un’Italia che non si “arrende”, che cerca di trovare il bandolo della matassa nel suo variegato pluralismo: contro la Francia,ad esempio che dista da Sanremo una manciata di chilometri.
Il vero spirito del tempo, il vero soffio vitale di un ‘Italia da recessione tecnica che deve diventare un paradiso di un nuovo boom, sono quelle lunghe rimembranze di quello che una volta era la nostra colonna sonora: finchè la barca va si può volare, con una colomba bianca si va sul mare della morte per annegamento clandestino.
Così anche la kermesse musicale più amata dagli italiani è finita nel contratto di governo: a Sanremo deve esserci concordia, amore, rispetto, retorica, buonismo,come fossimo su un altro pianeta.
La critica al mantra dei porti chiusi del pezzo dei Negrita,per esempio,viene salutata come una parentesi di libertà dovuta al “non siamo in un regime”:grazie dei fior, ma in salsa italiana forse perchè il caso Diciotti rimane e rimarrà una vergogna nella storiella della repubblichina coalizione di governo.
Sanremo è bellissimo anche per i giovani che lo vedono stando all’estero, per i migranti del Car di Mineo appena sgombrati, per chi aspetta il reddito di cittadinanza o quota cento.
In fondo o si canta per amore o si canta per rabbia.
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