A parlare in questo modo non è un ex brigatista.
Andrea Camilleri 93 anni, “padre del commissario” Montalbano in un’intervista a” la Repubblica” è molto esplicito: l’atmosfera di entusiasmo verso un uomo forte che fa male ai più deboli, ricorda quel clima di euforia che circondava Benito Mussolini nel 1937, un anno dopo la presa dell’Etiopia , un anno prima delle leggi razziali.
Non è assolutamente un’esagerazione, nè tanto meno una sparata da buonista o radical chic,per dirla con linguaggio penta- fascio leghista.
Un ministro dell’Interno che con linguaggio mafioso minaccia Saviano sulla possibilità di mantenere la scorta, un” simpatico cazzone” ( per dirla alla Damilano, vedi Espresso), che vuole togliere gli investimenti sull’accoglienza per impiegarli nei respingimenti sembra la continuazione di quel fascismo che, secondo Camilleri, in Italia non è mai morto.
Stava lì in attesa dell’uomo della Provvidenza: Berlusconi somigliava più a Peron, Salvini più a Mussolini, anche se è meno colto, meno carismatico, meno fascista, ma più pavido senz’altro.
Agli italiani piace il Duce, ai tedeschi zio Adolf, ai francesi Napoleone, ai russi lo zar, agli americani j. Wayne: sembra la sequela dei luoghi comuni, ma un fondo di verità c’è nella fenomenologia dei vari Salvini, Putin, Trump,ecc
Il fondo di verità è che il principio socratico della maieutica, ( il tirare fuori la verità dall’individuo mediante la filosofia), si è capovolto nell’arte del tirare fuori il peggio dall’ignoranza e dalla meschinità delle persone. In italia la controrivoluzione continua.
Di Maio e Conte sembrano le icone del Re Sciaboletta e di Galeazzo Ciano.
Tutti però finirono male.
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