Il governo Salvini – Di Maio è il più a destra della storia repubblicana.

Non lo dice la massa frustrata della sinistra, lo dicono anche una parte degli elettori dei Cinque stelle che hanno votato Di Maio provenendo dalla sinistra.

Matteo Salvini che punta, per sua stessa ammissione, al ministero degli Interni per fronteggiare in modo eroico – trumpiano gli sbarchi, per difendere la sicurezza dei cittadini con la diffusione delle armi, si è già mostrato con la griffe di casa Pound in tribuna all’Olimpico  in occasione della finale di Coppa Italia.

Lui che odia i centri sociali, ormai di fatto l’unica opposizione vera e militante al futuro governo di  destra lego – fascista – populista  non disdegna i nazionalsocialisti alla Orban, alla faccia di chi ancora crede che il leghismo sia una delle facce burbere del sindacalismo operaio tradito dalla sinistra di palazzo.

Comunque la democrazia è questa:  Matteo e Giggino Di Maio, avendo vinto le elezioni, in teoria dovrebbero governare nell’interesse degli italiani, anche quelli di pelle scura e non di pura razza ariana.

Ma sarà difficile mettere insieme flat tax, reddito di cittadinanza, abolizione Legge Fornero, deportazione dei clandestini, conflitto di interessi, riforma della pubblica amministrazione, lotta agli sprechi e via di seguito con la democrazia di cui parlano Mattarella e il Papa: apertura, integrazione, rispetto di un ‘Europa da riformare.

Poi ,come abbiamo visto di recente,  le promesse elettorali lasceranno il posto al Kompagno Spread, che tende a falcidiare artificiosamente il made in Italy in nome dell’internazionalismo finanziario.

Si aspetta freneticamente il nome terzo del presidente del consiglio, mentre oltre all’aumento dell’Iva c’è da risolvere la patata bollente della diminuzione degli operai dell’Ilva.

Morale, se gli italiani hanno votato così ,non si possono cambiare gli italiani, Pd E Forza Italia promettono barricatelle.

Ma le vere barricate potrebbero essere, in certi frangenti ( antifascismo,emigrazione), non più solo una metafora.