il 9 maggio del 1978 il corpo del presidente della Dc Aldo Moro, ucciso dalle BR, venne ritrovato in via Caetani a Roma.
Sempre in quel giorno di quarant’anni fa venne massacrato dalla mafia a Cinnisi, presso Palermo, il militante comunista Peppino Impastato: il sangue nelle guerre civili si mescola facilmente.
Il culto dei morti, il valore sacro della memoria per quegli anni tragici non può essere dimenticato; per questo oggi si celebra il ricordo delle vittime di tutti i terrorismi passati e recenti ( genericamente legati al fondamentalismo islamico).
Quando si parla di terrorismo in Italia si confonde lo stragismo fascista, i delitti di mafia, e la lotta armata di oggettiva matrice comunista, ma ai parenti delle vittime non interessa.
C’è una questione, però, che ogni volta raffiora con tutta la sua violenza evocativa: in tutti i casi, compreso quello dell’on. Aldo Moro, c’è lo zampino del complotto, della deviazione dei servizi, dell’eversione, della collusione fra violenza ideologica e violenza dello Stato.
Insomma, per quelle migliaia di morti e feriti di quegli anni l’ombra di uno stato reazionario, complice e omicida ci accompagna in tutte le commemorazioni, lasciandoci in un vuoto di tristezza: forse è stato tutto inutile?
Il parallelismo con quello che succede oggi è impietoso verso l’attuale classe dirigente.
Non tanto per il famoso ” si stava meglio, quando si stava peggio”, ma per la semplice constatazione che in quegli anni di guerra civile strisciante, di inflazione da stato sudamericano, di generazioni allo sbaraglio, c’era una visione del mondo che non sembrava impazzita, schizofrenica, allucinatoria come oggi.
Lo stesso attuale presidente della Repubblica Mattarella, fratello del Mattarella ucciso dalla mafia, è alle prese con una crisi di governo che lascia sgomenti per la sua superficialità, per la sua volgarità ideale, per il suo dialogo inconcludente.
La morte di Moro, il crepuscolo degli dei della lotta ramata in Italia,precedettero di un decennio la fine della prima repubblica,queste cose si dovrebbero studiare a scuola.
Il terrore di oggi, invece, non è quello dello stato.
Il terrore è quello dell’anti-stato diffuso,della precarietà di ogni certezza, dell’inconsistenza della res – publica a favore delle varie res – partes
Una società liquida che sa sempre più di liquame di fogna, una complessità che diventa il libero arbitrio dei Casamonica etc., degli insulti violenti e gratuiti per un nonnulla.
Che i morti seppelliscano i loro morti. Amen
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