La trattativa stato – mafia, con la conseguenza stragista del ’92, 93, e con la collusione, secondo sentenza di primo grado dei giudici di Palermo di Marcello Dell’Utri, con i mafiosi di Riina, è un classico della vocazione reazionaria di una parte dello stato italiano.

Si discute oggi, a quarantanni di distanza dal caso Moro, del fatto che il partito della fermezza riuscì a sconfiggere il terrorismo.

Si ridiscute oggi di come mai una parte dello stato nella fisicità di carabinieri, servizi segreti e politici dei poteri forti,fu indulgente con lo stragismo della fine della prima repubblica.

Ma  un occhio di riguardo verso la mafia si è sempre avuto in una parte dell’Italia.

Lo stato sociale dei Bagarella, Provenzano, Riina, Ciancimino e destra democristiana   funzionava alla grande negli anni del boom economico.

Voto di scambio, assistenzialismo, assunzioni di massa in apparati comunali, regionali e provinciali, garantivano un controllo del territorio che faceva concorrenza al controllo territoriale di mafie come quella dei Narcos, dei cartelli messicani della droga etc.

Sindacalisti, militanti del partito comunista e comunisti furono oggetto dell’interesse militare della mafia.

In tempi di guerra fredda uccidere un comunista non era un gran reato.

Poi toccò a giudici e forze dell’ordine, l’attacco al cuore dello stato fu più mafioso che brigatista.

Poi il generale dalla Chiesa, che aveva debellato i brigatisti al Nord cadeva nell’isolamento a Palermo: borghesia locale, partitocrazia da prima repubblica, servizi segreti non erano d’accordo nel dar vita ad uno stato schiettamente democratico.

Borsellino e Falcone furono ascoltati solo in parte.

Chi afferma che lo Stato non c’entra perchè anche per la trattativa stato – mafia c’è da distinguere fra servitori dello stato eroi, e servi della mafia politica criminali  -collaborazionisti, fa la cose un po’ facili.

La mafia faceva politica, come qualsiasi altra forza dotata di mezzi, di denaro, di armi, di consenso, di vantaggi, di privilegi.

Oggi,se fai un’inchiesta sullo stato della collusione  stato – mafia, sei sicuro di non trovare la stessa attualità sistematica fra mafia e potere?

La mafia, diventata  oggetto della società dello spettacolo con i suoi commissari coraggiosi della televisione, se ne può anche fregare delle denunce della società civile.

Perchè se le tante coraggiose associazioni anti – mafia della società civile non trovano consenso nella lotta alla mafia da parte di tutto lo stato, le tecniche di riproduzione del consenso alla mafia nell’Italia della depressione continueranno sotto altre forme.

Contro la mafia ci vuole l’educazione, la scuola, il rispetto delle leggi, e l’uso della forza prevista dalla Costituzione antifascista.

Le BR  furono sconfitte dallo stato democratico, la mafia sembra eterna nella democrazia reazionaria italiana. Un caso?

 

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