L’espressione “gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” del grande Gino Bartali, che così declamava quando parlava dei problemi del ciclismo su strada, è ormai entrata in uso comune, come quella di “piove governo ladro”.
La critica popolare alla scassata macchina dello stato, che puntualmente ricostruisce la casette del terremoto che poi non funzionano, che puntualmente schiaccia con la sua burocrazia i cittadini civili lasciando che quelli prepotenti la facciano franca, che ne combina di tutti i colori, complice una società civile diventata incivile, ha preso il grande Gino come Guru del subconscio.
E’ tutto sbagliato dappertutto, niente si salva, “lo stato borghese si abbatte non si cambia”, trionfa su Facebook.
Il voto di panza, c’è sempre stato, soprattutto quando la panza vuota è un’alibi per il voto di scambio, soprattutto quando le clientele mafiose hanno preso il posto del mondo di mezzo, cioè di quel collegamento fra interessi corporativi e dell’anti-stato con il potere politico.
Insomma un parte della politica non solo costa un occhio della testa, ma ti costringe a dire, davanti all’immobilità e all’apatia di una classe dirigente poco coraggiosa, che bisogna rifare tutto.
Per rifare tutto ci vogliono decenni
Intanto si può migliorare.
E qui che casca l’asinello dell’altopiano etiope,( Onagrocrazia docet).
Migliorare vorrebbe dire ,secondo me, anzitutto una cosa: ammettere i propri errori, cercare di non ripeterli, sentire il parere degli altri, cercare di collaborare per risolverli: insomma essere una nazione, non dei presuntuosi intelligentoni individualisti.
Avete sentito i papaveri della politica fare questo?
Non possono.
Se in Italia non ci fosse una guerra civile strumentale e spettacolare,(M5S e/o LEGA), con accordi sottobanco, scontrini sottobanco, non ci sarebbe politica che tenga.
Non c’è quindi via di uscita, solo quando la commedia diventa tragedia gli italiani danno il meglio di sè, si dice.
Grazie, ma sarebbe meglio che la pernacchia alla Totò, l’autoironia consapevole,il cinismo alla Sordi, il travestimento della tragedia rimanessero nella memoria filmica.
Ma non è tutta colpa della politica, allo sbando purtroppo ci siamo noi tutti.
Rispondi