Chi due giorni fa ha visto l’intervista a Pietro Grasso di Lilli Gruber e Marco Damilano dell’Espresso sulla 7, non può che esserci rimasto male.
Senza tanti giri di parole il presidente del Senato, leader di Liberi e Uguali, formazione elettorale nata dalla scissione a sinistra del Pd con l’aggiunta di Possibile di Civati e Sinistra italiana di Fratoianni, è sembrato insicuro, imbarazzato, balbettante un rosario di ricette vuote e retoriche sulle principali domande degli intervistatori.
Alla domanda della Gruber sul programma,ad esempio,l’ex magistrato ha dichiarato che Liberi e Uguali è votato alla lotta alla povertà… e alle disuguaglianze. Risposta che poteva essere data da Salvini, Meloni,Berlusconi, Di Maio, Casa Pound, Trump, e non so chi ancora.
I sostenitori di Liberi e Uguali non si offendano, se sono onesti, anche loro avranno avuto delle perplessità sul carisma del presidente.
Una formazione di sinistra, oggi secondo me, dovrebbe aver chiaro che in tutta Europa le nuove povertà vengono addebitate al capitalismo della globalizzazione,( sic), però anche alla politica della sinistra socialdemocratica.
E’ ovvio che questa è un’operazione della destra, che ha portato i fascisti e i nazisti, come negli anni venti, a diventare paladini dei disperati.
Solo che Grasso proviene da quella sinistra che, naturalmente, non è esente da colpe come detto già migliaia di volte.
I destinatari del messaggio di Liberi e Uguali, infatti, non sembrano proprio gli ultimi, forse manco i penultimi, ma un ceto politico di sinistra, sindacalisti, gente delle istituzioni, della cultura, giustamente dissidente dalle politiche più liberiste del PD, ma ancora lontano dalla quotidianità dell’impoverimento degli italiani e dei migranti.
Che Grasso non abbia fatto un riferimento articolato ai costi della politica, alle disparità di trattamenti pensionistici dei parlamentari ad un tentativo di ricomposizione dei bisogni del nuovo e vecchio proletariato, non è un caso.
E’ la realtà di una sinistra di lotta e di governo, per dirla alla vecchia maniera, che spera di governare senza lotta, magari con accordi estemporanei con i Cinque Stelle.
Se il popolo della sinistra, stanco del moderatismo del Pd, fosse andato come logica conseguenza verso Leu, oggi la formazione di Grasso sarebbe come minimo al 10%.
Invece senti in giro parlare “er popolo bue” e di Grasso non c’è traccia.
Il movimento non è incisivo, non è innovativo, non è incazzato, insomma non è.
La verve rifondarola,era un’altra cosa, questa sa di minestra riscaldata, male.
Niente paura, ce ne faremo una ragione.
I nazifascisti,oggi, sembrano i pochi ad avere un rapporto con “le masse popolari”, come diceva una volta l’onorevole Mario Capanna,…il che dice tutto.
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