Si promette a vanvera una rivoluzione: liberale, socialdemocratica, sovranista, leghista, razzista, animalista, nutrizionista, fiscale, sanitaria e chi ha più cartucce le spari.
Berlusconi promette una rivoluzione liberale come nel ’94, Salvini una rivoluzione nell’accoglienza, porte chiuse e espulsione di 500.000 clandestini.
Poi c’è la rivoluzione politicamente corretta, e forse meno demagogica della sinistra Leu: annullamento jobs act e reintroduzione art.18, reddito di inclusione e cittadinanza per tutti, insieme ai Cinque Stelle.
Naturalmente quasi tutti vogliono abbattere il debito pubblico. Se si introducesse la flat tax al 15 o al 23 % bisognerebbe però trovare i soldi con una rivoluzione fiscale tosta.
Via le partecipate, via le municipalizzate, via gli sprechi dalla sanità, via gli sprechi della politica…
La sora Camilla, nobildonna romana dei tempi di Papa Sisto V ( 16° secolo), era così corteggiata, che alla fine entrò in convento, da qui il detto romanesco che noi abbiamo tradotto in italiano.
Significa che è così tanta la voglia di cambiamento che alla fine, se le cose resteranno così, andrà bene a tutti. ( Ormai il Gattopardo si è “magnato la sora Camilla”)
La vera sora Camilla, infatti, non è quella della rivoluzione, termine abusato fino alla nausea soprattutto quando usato da politici reazionari, ma è quella delle riforme che tutti vogliono fare da vent’anni e poi puntualmente non le fanno perchè costerebbero troppo al proprio elettorato.
Se tutti giocano questa tornata elettorale a non perdere, certamente tutti vinceranno.
Il proporzionale, infatti, consente una manciata di seggi sicuri ai maggiori contendenti.
D’altronde, noioso, ma doveroso ricordarlo, tutto il mondo è paese: Martin Schulz dell’Spd tedesca,dichiarò che mai avrebbe fatto una coalizione con la Merkel, e poi eccolo lì a spiegare ai suoi che altro non c’è da fare.
Se non fosse così paludosa, ferma, melmosa, trita e ritrita, la campagna elettorale italiana, non si capisce come mai, dall’ultimo sondaggio di “Demos per l’Atlante politico”, il 47% degli italiani non saoggi per chi votare.
Soprattutto fra i giovani, e questo non è certamente di buon auspicio per la democrazia del capitalismo reale.
Ma alla fine una ragione per votare si dovrebbe trovare, anche se non votare non sarà una tragedia.
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