“CI vorranno mille anni per dimenticare” disse il governatore della Polonia colpevole di aver mandato a morire milioni di ebrei nelle camere a gas.
L’avvocato Frank, uno dei nazisti più criminali, non poteva sapere che il mondo dell’homo sapiens avrebbe partorito milioni di smemorati, di vigliacchi, di criminali morali, di idioti razzisti, capaci di negare l’orrore della Shoa e dei campi di sterminio dopo nemmeno 80 anni.
Per un pugno di voti.
Per anticomunismo criminale, non certo liberale.
Nel giorno della memoria, che si celebra domani, è difficile trovare il senso di quello che accadde.
Ha perfettamente ragione l’architetto Peter Eiseman che ha progettato il memoriale dell’Olocausto a Berlino: quelle vicende sono inenarrabili.
Nessuna opera d’arte riuscirà mai a lenire il dolore di quel massacro.
Theodor Adorno scriveva che la filosofia e la poesia sono morti nei campi di sterminio nazisti.
Le bandiere rosse che liberarono Auschwitz vengono ricordate solo per i Gulag di Stalin, non per aver vinto la guerra contro il Male Assoluto.
I negazionisti, gli indifferenti, gli sciacalli anonimi che continuano a insultare la memoria di ebrei, comunisti, zingari, omosessuali trucidati nei campi meriterebbero di essere espulsi dall’Italia, dall’Europa, dall’America, dalla Russia, dall’Asia etc.
Non è possibile.
Ma forse le forze antifasciste dovrebbero considerare una cosa: chi non riconosce l’Olocausto non deve entrare in parlamento,.
Se non c’è giustizia, non ci può essere pacificazione.
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