E book short story
PIERLUIGI RACCAGNI
ARMAGEDDON
EUROPA DUEMILA……
Era pesante l’atmosfera di quel lontano dicembre.
Ora che rammento posso dire che l’ho scampata bella.
Quell’anno, quando l’eurozona è implosa, se qualcuno lo ha scordato, è scoppiata la guerra civile .
Fu proprio l’annuncio della chiusura delle banche e del crollo della Borsa a far degenerare la situazione.
Poi ci fu il colpo di stato, la caccia al nero, ma andiamo con ordine.
Mi trovavo in centro dalle parti della Università.
Avevo preso la buona abitudine, una volta andato in pensione, di visitare le biblioteche del centro per leggiucchiare un po’ di tutto senza passare per quella degenerazione della lettura on line, dove tutto sembra già stato scritto e letto.
Bene, uscendo dalla Università e andando verso la piazza del Duomo scorsi una marea di persone che si accalcavano contro le vetrate di una banca, erano rabbiose.
Volevano ritirare i propri soldi perché la televisione aveva annunciato il fallimento di quasi tutte le banche di investimento.
” C’era da aspettarselo” mi disse un signore che guardava la scena con lo sguardo perso nel vuoto, “ non si poteva che finire in questo modo”.
Dissi. “ secondo Lei, di chi è la colpa?”
“Dei comunisti, ovvio”, e si mise a ridere, ma intanto alcune lacrime gli riempivano gli occhi. “non è che le sia morta una persona cara, trattasi solo di soldi”dissi.
“ Fa bene lei a pensarla in questo modo, si vede che è una persona che ha studiato e che quindi sa ragionare nei momenti drammatici”, rispose.
“Ma no dissi, è che, in tutta confidenza, io non ho granchè da perdere”.
“Io invece sì, fece il mio interlocutore, …dovevo ritirare dei soldi per mandarli a mia figlia, vive in Sudamerica, ha bisogno di liquidità. Come si dice.Non so in che guaio si è cacciata”.
“Non si preoccupi. risposi, “i giovani se la cavano sempre, anche se sono abituati al suicidio morale per troppo consumo”.
Il mio interlocutore era un uomo dall’apparenza signorile,un poco fuori dagli schemi, diciamo demodè.
Era austero, imponente, anche se aveva la faccia impaurita di un bambino che ha perso la mamma in mezzo alla folla.
Stava attento a dove metteva i piedi, camminava con la paura di cadere, di finire schiacciato da quella folla urlante che invocava sangue e morte a tutti i privilegiati, borghesi o no o benestanti presunti tale.
E’ che davvero il mio compagno d’avventura sembrava un borghese, anzi un banchiere, talmente era vestito bene con elegante sobrietà: cappotto di cammello, completo blu di lana, scarpe nere con fibia, quasi perfetto.
Io potevo risultare il suo lacchè, un maggiordomo che accompagna il padrone a prelevare i soldi, a fargli da guardia del corpo, da cane da guardia contro gli scalmanati che volevano farla finita con il mondo intero.
Invece il vero signore ero io, al suo confronto.
Ero un pensionato sicuro con gratifica da impiego pubblico, lui invece senza tanti fronzoli si presentò come chauffeur, autista privato.
“ Sono Aldo, mi disse”
“E io sono Piero, risposi, “filosofo divulgatore in pensione”.
“Bene signor Piero, adesso si ricorderà di me?
“Perché dovrei, signor Aldo?”
“Come non si ricorda, prof,tutti quei pettegolezzi, quelle dicerie, quelle panzane sulle notti folli del Presidente nella sua lussuosa dimora in riva al mare….quelle ragazze..che facevano a gara per entrare nelle grazie dell’uomo più potente e ricco del paese. non mi dica che non ne è al corrente..”.
“Sì, ho in mente, ho letto varie volte con immensa tristezza la fine ingloriosa di quel povero vecchio che sbavava per le minorenni”.
Sì ma lei, signor Aldo che cosa c’entra?
“Appunto le dicevo…io sono Aldo, l’autista quello che si occupava di procacciare la merce al padrone… scusi il cinismo, come le ho detto ho anch’io una figlia, quindi non mi permetterei mai..ma così mi hanno descritto quegli idioti di giornalisti, lacchè veri di altri padroni”.
“Adesso rammento, signor Aldo”, risposi
“Lei è l’autista fedele, un padre spirituale,l’uomo che conosce la giusta strada, non quella stradale, ma quella della vita e della redenzione dal peccato..”
Aldo rimase male, molto male.
Distolse lo sguardo bruscamente, ma parlò in modo normale, senza tutte quelle solenni dichiarazioni che vogliono far sembrare la propria esistenza quasi unica in confronto alla banalità generale.
“Vede, signor Piero, la sua ironia corrosiva, mi fa male. Lei non può giudicarmi, così su due piedi, come fossi un pover’uomo, non le permetto….
Mentre parlava arrivò fra i suoi piedi una bottiglia che doveva essere una molotov fatta lì al momento. La fiammata si spense subito, la giornata era fredda, quella vampata non era stata poi così male per due tangheri come noi in mezzo alla rabbia di tanta gioventù bruciata.
“L’effetto che tale evento ha avuto e avrà sulle persone sarà decisivo”, riprese il signor Aldo.
Lasciammo il luogo dei disordini.
Nonostante quelle mie stupide e avventate parole, determinate più dalla rabbia e dal rancore che da una reale insofferenza verso Aldo, l’autista sembrava non mi serbasse disprezzo.
Anzi, inaspettatamente, sempre camminando con attenzione perché arrivavano in centro cortei da ogni angolo della città, ricominciò a parlare con me come se nulla fosse accaduto.
“Mi dica, signor Piero, l’ascolto volentieri”.
“Vede, signor Aldo, lei è una persona veramente gentile.Ma credo che abbiamo poco da spartire”.
Come fa a dirlo signor Piero?
“Io non ho mai avuto bisogno di seguire un padrone per guadagnarmi la pagnotta, tutto qui, non ho bisogno di ripensare alle incertezze della mia vita per assicurare la sua buona fede, le parlo con sincerità, signor Aldo, tutto qua”.
“Forse non ha mai avuto la forza di lasciare il suo impiego sicuro,la sua malinconica giustificazione esistenziale, quella di essere al servizio degli altri, dello stato e non di un solo e famigerato padrone”.
Non mi toccarono quelle parole, Aldo era simpatico ed esplicito. Quelle parole non mi toccarono perchè mi ero sempre chiesto se quello di insegnare filosofia non era uno scudo protettivo troppo facile, discettare sulle vite altrui, è molto più facile che fare i conti con la propria. C’ero abituato, Aldo me lo aveva solo rammentato una volta di più.
“ Il servo obbligato a lavorare per il padrone sembra condannato ad una condizione di eterna inferiorità e sudditanza, questa però è solo la realtà apparente.”.
“Vada avanti, signor Aldo…..
La prego…..”
“La sudditanza, il non avere possibilità di sviluppo e crescita da parte del servo è solo la realtà apparente, nella realtà vera le cose stanno diversamente.
Costretto a compiere il lavoro che il signore non svolge il servo diventa una figura dominante, perché è il solo a saper fare la cosa di cui l’altro ha bisogno per essere se stesso, inoltre con il lavoro il servo impara tecnica ed esperienza.così alla fine il servo diventa padrone del padrone e il padrone servo del servo”…
Mi fermai battei le mani, la figura storica di servo padrone della Fenomenologia dello spirito di Hegel sulla bocca di un servo in carne ed ossa era semplicemente la constatazione dell’identità fra razionale e reale dell’hegeliana ragione.
“Bravo signor Aldo, conflitto, lavoro emancipazione,.non è che lei è un marxista travestito”?
Tutto questo agitarsi intellettuale avveniva nell’androne di un portone dove ci eravamo rifugiati
La depressione in Italia era stata tremenda, il dissesto finanziario più grave degli ultimi cento anni.In più da noi c’era quella inettitudine ad affrontare la situazione da parte dei governi che si erano succeduti.
Avevi voglia di pensare che gli italiani danno il meglio di sé quando sono in difficoltà,era diventato uno stereotipo al quale nessuno credeva più.
“ ognuno per sé, Dio per tutti” era il motto comune.
Dopo che la Gran Bretagna era uscita dall’euro, dopo che la Grecia era quasi fallita, dopo che le sinistre si erano sfasciate in tutta Europa, la destra chiamata populista era diventata un’organizzazione di massa.
L’Italia alla fine era uscita dall’euro, l’inflazione era andata alle stelle, i salari reali si erano ridotti,l’inflazione cancellava interi patrimoni, Miseria e risentimento dilagarono in tutto il paese.
Ora al potere in Germania c’era un signore che si atteggiava a nuovo Fuhrer.
L’Armageddon era iniziato.
Fine.
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