Come professore ho assistito e anche partecipato a 36 anni di occupazioni e manifestazioni studentesche, partendo dagli anni di piombo del 1977.

Alcune furono imponenti come nelle drammatiche giornate di Fausto e Iaio a Milano e di Moro a Roma

Poi vi furono quelle degli Anni Ottanta, con l’onda lunga del femminismo,  e contro la ristrutturazione capitalista a fianco degli operai.

Quindi su, su, fino alle stragi di mafia del 1993, alla prima guerra del Golfo, Genova G8 , seconda guerra in Irak, contro il governo Berlusconi etc.

Con l’anno 2000 entrò in scena. come epicentro della rivolta, l’autogestione.

Se la protesta, che prevedeva collettivi nelle classi, occupazione di spazi pubblici come aula magna o palestre, veniva promossa durante i governi di centro – sinistra , era conseguenza di promesse disattese da parte dei vari ministri dell’istruzione di sinistra, che governavano come la destra.( mancavano i fondi)

Se la destra, in primis Gelmini, tentava qualche timida riforma era la fine del mondo: mancavano sempre i fondi per la scuola, i più bassi d’Europa.

Gli insegnanti o partecipavano ai collettivi ( pochi), o rimanevano in sala professori a correggere i compiti.

Quelli del PCI, PDS, DS PD,ogni tanto erano più reazionari dei loro colleghi di centrodestra,soprattutto quando al governo c’era Prodi, e l’autogestione veniva giudicata come funzionale al berlusconismo.

Quelli di centrodestra non erano  decisamente contro gli studenti, alcuni ascoltavano e aiutavano pure i ragazzi a comprendere le varie tesi, altri pensavano al prossimo compito in classe.

Poi c’erano gli insegnanti autonomi della Gilda e dello Snals, battaglieri per i propri stipendi, asettici o assenti nel sostenere  le richieste degli studenti.

Comunque parlare di professori di destra e sinistra a scuola è riduttivo: i bravi professori non hanno colore politico, non discriminano per le idee: c’erano cialtroni a sinistra come a destra.

Infine c’erano quelli della zona grigia del tirare a campare, come in tutte le vicende umane ( il suono della campanella era liberatorio per tutti).

Lo psicodramma avveniva quando dall’autogestione si passava all’occupazione. Assemblee con genitori.

Sacchi a pelo invece di cartelle e zainetti.

Rave party alla sera con immancabile scasso di maniglie, porte, estintori.

Molte canne come da prassi  del movimento.

Alcuni presidi  minacciavano l’intervento della polizia, che mai arrivava,commissari e questori si dimostravano più saggi di alcuni docenti ( anche le forze dell’ordine hanno figli che vanno a scuola).

Repressione il giorno dopo la festa  soprattutto per i più piccoli ( prima e seconda liceo), che avevano in qualche modo partecipato alle sommosse popolari.

Il clima insurrezionale finiva a dicembre, a gennaio c’era la pagella.

Ora il periodo mitico si è trasformato nella cogestione, dove insegnanti e studenti, con la presidenza e genitori,organizzano giornate alternative di studio e approfondimento su temi di attualità come guerre, crisi economiche, questioni legate ai diritti civili,etc.

La partecipazione c’è ma non è passionale.  I ragazzi sono lontani oggettivamente da dispute ideologiche, guardano la politica da lontano, come fanno d’altronde i loro genitori.

Allo storico liceo ginnasio di Roma , il Virgilio, la preside ha denunciato che il collettivo intimidisce gli studenti: si parla di bombe carta all’intervallo, di feste notturne all’insegna di sesso, droga e musica a “palla”.

Ma è un’eccezione,nemmeno tanto interessante: un remake da filmetto all’Alvaro Vitali rivisto con facebook.

I ragazzi si muovono su obiettivi concreti come le scuole piene di amianto, la mancanza di strutture, di insegnanti, la difficile prospettiva di inserimento nel mondo del lavoro e università.

Grazie a Dio la vita continua e la scuola  pure.

Va  avanti, grazie al lavoro di tanti insegnanti, lo studio di tanti studenti che sono migliori di quello che si dice.

( Galli della Loggia e Panebianco non mancano di ricordarci che insegnanti e studenti sono una massa di ignoranti….Beati monoculi in terra caecorum..)

Il tempo delle occupazioni è finito, la crisi ha sempre più diviso i giovani fra abbienti e meno abbienti,ma quello che era il tempo in cui la scuola si apriva al mondo non era il male. Anzi.

Dava il senso ai ragazzi che puoi vivere, studiare e lavorare, fare il tuo dovere, senza pensare solo a te stesso.

Non era poco, con tutti i limiti del caso.Non è nostalgia, la mia, è che lottare per i propri diritti,a non è mai stata una moda.