Nonostante il ministro del Lavoro Poletti, che speriamo con la fine della legislatura,ritorni a fare quello che sa fare ( ?), abbia dichiarato che il problema dell’occupazione giovanile è sotto controllo i dati Ocse sull’Italia sono impietosi.

I giovani laureati se ne vanno da questo paese che li sfrutta, li umilia,li bistratta se non hanno qualche santo in Paradiso che li protegga, cioè  la solita raccomandazione.

La rabbia di vedere come viene buttata al macero una generazione che vuole farsi strada come è naturale è immensa.

Quando un laureato, con tanto di specializzazione, si rivolge ad un ente pubblico oppure ad un azienda privata pure nella ricchissima Lombardia, l’approccio è questo:

“La sua proposta è veramente interessante, però il budget è limitato, vediamo come si può fare, attendiamo la delibera, attendiamo i finanziamenti..attendiamo..

I giovani, in senso generico, sono fin troppo pazienti ( lo ha scritto pure il Corriere della Sera).

L’ennesima decontribuzione prevista dalla manovra per i nuovi assunti, pare la solita sutura ad una ferita profonda, materiale e morale.

Chiamati al voto per un referendum consultivo che costa 50 milioni,una trovata furbesca e inutile della Lega con l’aiuto di Forza Italia e del PD, i giovani padani, ad esempio, dovrebbero scegliere l’autonomia per essere disoccupati nel giardino del finto federalismo di casa nostra.

Si prenda poi l’alternanza scuola – lavoro,   che sulla carta dovrebbe essere cosa buona e giusta.

Peccato che sia lasciata al caso, alla bonomia dei padroni, agli stage non pagati, alla superficialità dei rapporti interpersonali di una “mano lava l’altra”.

Dal  2015 se se sono andati 250.000, e forse meno, o forse di più.

Tanti, troppi, per considerarli tutti ” schizzinosi”, come disse la signora Fornero, madre di una riforma delle pensioni che è stata una dichiarazione di guerra all’occupazione giovanile.

Il fenomeno non è solo italiano, ma l’Italia è maglia nera per quanto riguarda disoccupazione giovanile, disoccupazione delle donne, salari, etc. Meno male che la sinistra con il 46% nel 1978 era la più forte d’Europa. O forse proprio per questo.