Mentre scrivo la Piazza di Montecitorio ribolle al grido di golpe, gli attori della rivoluzione sono i parlamentari dopo che è stata posta la fiducia sulla legge elettorale.

La banditesca posizione dei padroni sull’affare Ilva, invece, retrocede alla cronaca, mentre Loro, i peones della democrazia, stanno facendo la Storia.

La lotta degli operai dell’Ilva, che rivendicano il posto di lavoro e il salario davanti alla richiesta padronale di 4.000 esuberi e taglio ai salari, ha messo in luce, se ce ne fosse bisogno, quanto poca considerazione abbia la questione operaia in Italia.

Gli operai italiani, tra i peggio pagati d’Europa, per lavori usuranti e pericolosi, come quello della siderurgia di Taranto, non solo meriterebbero più salario, ma anche più sicurezza, più salute, più servizi, meno tasse.

Ma poi,al momento di regolare almeno la contabilità  con la classe dei padroni, ( oggi capitani coraggiosi dell’imprenditoria), è scontato che si cominci a parlare di concorrenza, di Europa, di Pil,di opportunità, di capitalismo 4.0 e si dimentichi la salute, il lavoro, la dignità di chi suda per la pagnotta quotidiana.

A giugno l’Ilva di Taranto, di Genova e di Novi Ligure etc è stata acquistata dal gruppo Mittel – Marcegaglia. I nuovi padroni hanno presentato un piano che prevede 4.200 esuberi su 14.000 operai.

In più gli operai tutti dovrebbero essere licenziati e riassunti con il Jobs Act, cioè con contratti a tutele crescenti rinunciando agli scatti di anzianità.

Davanti a simile porcheria il ministro dello sviluppo Calenda ha fatto saltare la trattativa, dicendo all’azienda che i salari non si toccano.

Prima o poi, però il piano dei tagli dovrebbe entrare in vigore perchè concordato con il governo.

In poche parole:gli operai,bene che vada, terranno il loro salario,perderanno 4.000 posti di lavoro congelati in cassa integrazione, continueranno a lavorare in situazioni che non sono proprio ideali.

Degli operai non frega molto, quasi a nessuno.

Sono ridotti di numero, sono sparpagliati in atomi di produzione parcellizzata al massimo, rischiano il posto di lavoro perchè la robotica va avanti e non guarda in faccia a nessuno,

Sono deboli , impoveriti e furibondi, ma non forti e incazzati come una volta.

Giusto un anno fa, un gruppo di esperti ha messo nero su bianco, che c’è una relazione di causa –  effetto fra inquinamento ambientale e tumori determinato dall’Ilva.

Non è una posizione demagogica, come direbbe qualche buffone travestito da patriota,  affermare che agli operai dell’Ilva e in generale alla classe lavoratrice, la questione del Rosatellum appare un affare privato di una corporazione che dovrebbe rappresentare tutti, cioè il Parlamento.

I turisti dell’assetto costituzionale dovrebbero tornare a casa, per carità di patria.