Domenica storica e bestiale quella di ieri per la Catalogna.
A Barcellona si è consumata la frattura fra popolo catalano e il governo di Madrid.
Cariche sulla popolazione che voleva votare il referendum illegale per l’indipendenza da parte della Guardia Civil.
Defezioni a favore dei dimostranti da parte della polizia locale, dichiarazione di indipendenza da parte del presidente catalano Carles Puigdemont, a cui ha risposto il primo ministro Raoy: “il referendum non esiste.”
Il Re non sa cosa dire e cosa fare.
Domani c’è sciopero generale, antefatto di ogni rivoluzione, che per ora tutti sperano sia di velluto, visto che i catalani hanno protestato pacificamente.
Nulla a che fare quindi con la tragedia del proletariato cattolico di Belfast negli anni settanta, ma nemmeno con l’indipendenza della Palestina nei territori occupati di Gaza, oppure dei Curdi alla ricerca della patria perduta di oggi.
Dire che i repubblicani catalani sono di sinistra e Raoy è di destra è quantomeno superficiale, un modo sbrigativo per schierarsi dalla parte della ragione che conviene.
Il nazionalismo indipendentista catalano, che vale un quinto del Pil della Spagna, è stato definito dal El Pais, quotidiano progressista di Spagna, un movimento xenofobo, e scusate se è poco.
La sinistra in generale, in Spagna ed in Europa, è silente perchè oggettivamente è difficile non denunciare le violenze franchiste della polizia spagnola, ma è anche difficile sostenere un movimento che in nome della democrazia straccia una costituzione, espressione popolare, dopo anni di fascismo.
Si tifa per gli indipendentisti perchè si ribellano alle prepotenze dello stato centrale, perchè le cariche della polizia di stato contro chi voleva votare non è un bel segnale per la democrazia in Europa.
Ma cosa avremmo fatto noi, repubblicani di sinistra del Lombardo Veneto, nel caso la Lega avesse indetto un referendum secessionista, non previsto dalla Costituzione, il 22 ottobre?
Ci saremmo messi a ridere d’accordo, visto che la Padania non esiste, se non nel marchio dei formaggi.
Ma se la polizia di Minniti, in nome della Costituzione, avesse proibito l’insediamento dei seggi, avremmo invocato l’autodeterminazione dei popoli?
La Catalogna è una regione ricca, che durante la guerra civile spagnola fu argine contro il fascismo, ma non sembra così disperata da iniziare una guerra civile.
“Ciò di cui non si sa meglio tacere”, diceva il filosofo, e in questo caso, entrare nelle lotte di indipendenza altrui è sempre un affronto alle ragioni delle parti in causa.
Schierarsi a tutti i costi, su temi così delicati, è abbastanza difficile: il sindaco di Barcellona aderente a Podemos si è astenuta nel merito, anche se,ovviamente ha denunciato le violenze della Guardia Civil.
L’Europa si spappola, la crisi ha contagiato tutti i paesi europei, il nazionalismo sembra essere tornato come idea forte di libertà, il futuro prossimo, però, è fatto di sciovinismo rancoroso fra i popoli, di meschine affermazioni ultranazionaliste, localiste, corporative.
Più si invoca la costruzione di ponti di dialogo, più si ergono muri fra ricchi e poveri, fra diverse etnie, fra diverse religioni.
Prima gli americani, prima i tedeschi, prima gli ungheresi, prima gli italiani, prima i catalani,….. prima gli orsi, prima le balene, poi i proletari e gli affamati.
Auguri.
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