Speriamo che il grande poeta e drammaturgo T. S. Eliot si sia sbagliato, considerato i missili di Kim e Trump e la paventata, artificiosamente, prossima guerra nucleare.
Su una cosa, però, il drammaturgo era stato profetico: la normalità della cultura dominante è fatta di ricerca di benessere fittizio, e quindi di piagnistei per un nonnulla, quando quel qualcosa che si cerca non si materializza nel possesso.
Il piagnisteo fa parte di quella guerra civile di tutti contro tutti che agita la quotidianità, per cui non ci rimane che dire che il mondo è cambiato, oppure che si stava meglio quando si stava peggio.
Sono i paesi dell’emisfero ricco a proporre questa “narrazione”, che non è altro che una retorica spendibile sul mercato dell’informazione statistica, ( ogni giorno ha il suo sondaggio, ha sostituito ogni giorno ha la sua Croce).
Tutto è evento, tutto è apocalisse, ma la ricerca della normalità diviene poi” è meglio che mi faccia i fatti miei”.
La gente che muore di fame, quasi un miliardo di umani, è frutto della mancata globalizzazione.
Se popoli emigrano, dovrebbero essere aiutati a casa loro, anche se a casa loro,ci sono le guerre da cui scappano.
Le prospettive sono di un pessimismo atroce.
Alla perdita di sè nella condizione materiale di sfruttamento, si unisce la frustrazione per un ‘alienazione esistenziale della perdita di senso.
Timidamente,infatti, l’accademia dei pensatori autorizzati a farlo, comincia solo ora a parlare di ” alienazione”, perdita di sè nel mondo degli oggetti, senza possibilità di riscatto umano.
( Marx scriveva che c’è l’ alienazione degli sfruttati e quella degli sfruttatori. per dire non tutti sono eguali nella angoscia del vivere…)
Cosa faremo fra 50 anni per il clima? E per lo sviluppo demografico? E per l’ambiente? e per le pensioni? e per le tasse? Come faccio a pagarmi le vacanze se devo pagare un mutuo?, quando potrò cambiare la macchina?
Bisogni e desideri, necessità e capricci stanno sullo stesso piano.
Un politico, si dice guarda il presente, uno statista guarda al futuro.
E detto questo, siccome la vita continua, il presente è un inferno per tutti quelli che hanno veramente bisogno, mentre il futuro sembra roseo solo per chi sa vivere con il terremoto delle passioni esaudite.
Chi spera in un’esplosione salvifica e purificatrice, in una nuova rivoluzione, non si sa quale, che ribalti tutto, non può fare altro che lamentarsi.
L’impotenza è massima, il governare è difficile, l’opposizione è inconcludente ( almeno in Italia).
Nessuno ha la ricetta pronta, e chi come l’ex “sinistro” Gianpaolo Pansa, dice che presto verrà una guerra civile, perchè la gente è arrabbiata, ha con il popolo della quotidianità un rapporto epistolare che oscilla fra la testimonianza e la denuncia, ma che non aiuta a capire il senso della cattiveria diffusa.
Accade che tutti vogliono fare una rivoluzione, a parole, poi quando c’è da vivere la democrazia con la dignità della giustizia sociale e civile, ci si accorge che è più facile commiserarsi che agire sul piano della prassi.
La maggioranza dei tedeschi , ad esempio, spera che vinca la Merkel,( parola del dio sondaggio), per non rinunciare alla normalità, che sarà pure efficiente, ma è anche terrificante in ceti aspetti.
L’unica variabile alla normalità dell’Opulenza Occidentale è il terrorismo islamico: non si finisce mai di imparare dalla storia.
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