” Non abbiate paura”, dicono tutti, indistintamente dopo ogni atto di terrorismo.

E cosa dovrebbero dire?

Che la vita si ferma, che bisogna aver paura di andare in vacanza, oppure di andare a studiare all’estero, oppure di uscire di casa, visto che manco sei sicuro che un auto a folle velocità non voglia dire una volontà omicida dei terroristi islamici?.

E’ vero che la “non paura” della morte da parte dei terroristi mette in soggezione tutto il modo di pensare occidentale.

Chi oggi darebbe la  vita per un’idea?

Quanti nella storia hanno dato la vita per Stalin e l’Unione Sovietica, per Hitler e il nazismo, per Mussolini e il fascismo?

Quello che oggi chiamiamo ” assassini fanatizzati dalla guerra di religione” appunto i terroristi, non sono altro che gli ultimi testimoni di una metafisica malata, ma presente nella storia come superamento del tempo.

Che è il morire per un’ideale, cioè per qualcosa che non riguarda l’individuo,  ma la sostanza immutabile di un eterno.

Che questo si chiami partito della classe operaia, Terzo Reich, Stato islamico, Impero del Sol Levante,patria, nazione ecc. conta fino ad un certo punto.

( anche i nazisti che accompagnavano i bambini ebrei alle camere a gas avevano una mamma, ed erano figli di dio…….)

Si tratta sempre di religione, di fede, di credenza in una “sostanza” senza tempo e spazio.

Loro, i terroristi, hanno una ragione per morire, perchè hanno una ragione per vivere.

Noi,  in tutto l’Occidente, abbiamo paura di tutto poichè il tutto è transeunte, materiale, addirittura banale.

Abbiamo voluto la morte di Dio, abbiamo abbandonato le ideologie ” assassine”, ci ammazziamo volentieri per un niente.

Queste considerazioni nulla c’entrano con il fatto che il terrorismo vada fermato ( non so in quale modo), possibilmente con il dialogo, la pace, ma anche con la fermezza della legittima difesa della nostra vita che è pur sempre sacra.

Filosofare senza fare nulla nella prassi è nascondere la testa nelle sabbie celesti.

Non basta, forse.

Ma l’angoscia che ci circonda, nonostante il relativo benessere del nostro mondo, confrontato con le guerre e le miserie altrui, è più il frutto del male di vivere, che la gioia di essere al mondo.

Strano, no?

Che questo sia il migliore dei mondi possibili?