Ci voleva un sociologo come Domenico Masi, in televisione, per dirla piatta piatta.
Sintetizzo:” in questi anni la lotta di classe è stata fatta solo dai capitalisti, operai e proletari in genere l’hanno persa”.
Sembra una ricetta troppo semplice per spiegare il marasma in cui si dibatte la sinistra italiana ed europea, ma in fondo è così.
Lo stesso Maurizio Landini, che dalla Fiom è passato alla segreteria generale della Cgil, ha ribadito i medesimi concetti del sociologo, alla faccia di chi crede che la sinistra si ricomporrà attorno ad un tavolo che produca alleanza elettorali.
In effetti la non credibilità anche della sedicente sinistra – sinistra, per non parlare del Pd, sta tutto in questo: la lotta di classe, considerata opportunisticamente, un residuo del secolo passato, non interferisce più sui rapporti di forza.
O meglio è stata vinta da quelli che una volta si chiamavano grandi padroni, e oggi si chiama la lobby delle varie multinazionali, banche d’affari,ecc.
Se ritornasse, come in un sogno o incubo, la mobilitazione degli operai e degli strati più sfruttati, i primi a preoccuparsi sarebbero quelli che in questi anni sullo sfruttamento e sulla distribuzione della ricchezza in senso classista hanno campato alla grande.
Negli anni della crisi,al minimo sciopero per la riduzione dello sfruttamento, del precariato, dello smantellamento della forza lavoro, si è risposto che non eravamo più nel secolo breve,che era ora di far sindacato e politica in modo diverso.
Così bisogni primari come lavoro, casa, scuola, sanità sono stati rivendicati più che altro da sindacati come Cobas, Cub, sigle autonome di varia natura, associazioni umanitarie, addirittura oratori e parrocchie.
Ma la Sinistra, che ora attribuisce al neo centrista Renzi, tutte le colpe della propria diaspora,non ha certo brillato per iniziative concrete sul piano politico- sociale.
Se il gruppo dirigente del Pd si è spostato così a destra perchè la sinistra- sinistra non è decollata?
Perchè è stata a guardare, perchè quando è andata al governo con l’Ulivo non ha avuto il coraggio necessario di trasformare le lotte del periodo berlusconiano in proposta politica riformista.
Ha considerato la lotta di classe un fastidio, un male necessario da tenere a bada per dividersi i profitti della globalizzazione.
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