Non ho niente contro Vasco Rossi, che ha scritto pure canzoni bellissime, che è simpatico, che è entrato nel mito dello show – business italiano.
Anzi.
La fotografia che dell’Italia esce dai suoi racconti cantati è di un fedele e tristissimo pragmatismo.
Perchè fa sentire tutti degli eroi, a cui costa poco ascendere all’Olimpo degli dei.
La vita spericolata, per chi non trova un becco di lavoro c’è già,la vita è già piena di guai che non è il caso di andarsene a cercare…
In un periodo di crisi di senso, di smarrimento assoluto la ribellione va oltre alle deliziose ed emotive canzonette.
Ma la ribellione allo status delle cose in Vasco non c’è.
Per questo accontenta tutti, lo sforzo del superamento della realtà, è rimandato al prossimo Modena Park.
Se l’arte è una delle rappresentazioni della nostra vita in forma estetica, quella di Vasco Rossi è una comoda manifattura delle nostre aspirazioni frustrate.
Non c’è però tragicità, non c’è la rabbia di Hendrix, nè la dimensione esistenziale di un De Andrè, di un Jannacci, di un Pino Daniele e ne cito solo alcuni.
I gusti non si discutono, ci mancherebbe.
Ma il vestito per sentirsi liberi di Vasco Rossi è un sobrio abbigliamento che ci dice che si può fare tutto, basta non perdersi, fra i perdenti.
I perdenti, infatti, hanno già tutto quello a cui ambisce il sommesso e articolato grido di dolore di Vasco
Sono soli,più delle volte, spericolati nel tirare a campare, disperati nel trovare un senso unificante per vite disgraziate.
La poesia, manierismo di irriverenza e trasgressione, delle canzoni di Vasco, consola il cuore di chi è fortunato e di chi non lo è.
Meglio così, la società di massa, vuole che tutti consumino anche la speranza,tanto costa solo un biglietto per il concerto.
Ma c’è chi dice no.
6 luglio 2017 at 12:17
Bel post, secondo me la “filosofia” di Vasco è spiegata anche in questo post su cosa legge Vasco Rossi ovvero dall’influenza delle sue letture preferite sulle sue canzoni..almeno quelle meno commerciali 😉
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