Negli anni settanta “del personale è politico” c’era uno slogan lanciato da Re nudo e vari movimenti alternativi che recitava ” cambia la vita prima che la vita cambi te”
Era un modo semplice, e forse retorico, per dire che prima o poi se non cambi le circostanze le circostanze cambieranno te.
Il mutamento antropologico dell’Italia, già evidenziato da P:P: Pasolini, è avvenuto negli anni del boom, poi con la rivoluzione culturale degli anni settanta si è cementato nella mentalità delle libertà civili, infine con l’informatizzazione della produzione è nato il cambiamento del terzo millennio, in cui quelli come me, e tanti altri compagni dalla coscienza ” normale”, poco si ritrovano.
A dare forza alla vita che scorre, fra spot di pace terrificante e realtà di violenza inaudita, è però da dieci anni a questa parte, il terrorismo.
Si dice che il terrorismo non vincerà, perchè noi non cambieremo le nostre abitudini.
Se il terrorismo vuol dire cambiare stile di vita, è chiaro che questa scelta potrebbe essere una sconfitta.
Cioè, non si può retrocedere sulla conquiste dell’illuminismo, del socialismo, del capitalismo etc.
Ma siamo sicuri che tenersi stretto quello che abbiamo, senza accorgersi che in quello che abbiamo c’ anche molto da buttare, non sia arrendersi allo status quo, cioè” al si salvi chi può” quotidiano che garantisca la sopravvivenza esistenziale individuale?
Cambiare in peggio sui diritti sul lavoro per esempio lo si è già fatto, cambiare in peggio il mantenimento della privacy come scelta di discrezione nei rapporti umani lo abbiamo fatto, uccidere dio ( il sacro) nella banalità della futilità lo abbiamo fatto,
La nostra vittoria, dunque. sarà quella di conservare l’esistente’ .
La conservazione di un valore non puo’ essere la sua cristallizzazione.
Se la donna, ad esempio, non è rispettata in Arabia Saudita, io non posso dire che il nostro rispetto della donna consista nell’omicidio delle donne, nel loro sfruttamento, nella loro disparità di trattamento normativo sul lavoro etc.
Se io voglio conservare il meglio devo però buttare via il peggio, la ricchezza di una cultura sta nella radicalizzazione dei principi, e nella sua capacità di vederne gli errori.
Per questo, oggi, chi vuole cambiare vita è un’infima minoranza, secondo i dettami degli anni settanta, soprattutto fra quelli degli anni settanta.
Poichè per vita cambiata non si intende andare solo in India o in Mexico o” lontano”, ma porsi in modo critico e radicale nella quotidianità dei rapporti umani e sociali.
Lo dice anche il Papa, anzi forse è l’unica autorità che lo ricorda tutti i giorni,
La speranza consiste nel percepire il dolore del mondo e la sua tragedia.
Se no,senza una visione tragica della vita, anche il comico diventa il ballo dell’idiota sulle macerie del nulla.
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