Nel 1966, Renzo Del Carria, pubblicava un libro che trovò la sua fortuna editoriale negli anni settanta presso la sinistra extraparlamentare.

Si intitolava “Proletari senza rivoluzione”, metteva in risalto che il grande movimento operaio e proletario italiano aveva avuto prerogative rivoluzionarie, sempre tradite.

Del Carria, che poi finì per presentarsi con il Polo della Libertà, oggi è stato smentito dall’Istat e dalla fotografia dell’Italia del 2016.

Possiamo dire che c’è stata una rivoluzione, informatica, produttiva, cibernetica, morale, valoriale, ma senza proletari.

Cerco di spiegarmi.

Le vecchie classi non esistono piu.

Marx è morto.

Anche se Marx è vivo, non lotta insieme a noi.

Perchè la lotta di classe è scomparsa dallo sfarinarsi della classe operaia e del ceto medio.

La robotizzazione ha fatto e farà il resto.

Come fai a organizzare milione di persone che lavorano in mille situazioni diverse, che vengono delocalizzate, che sono precarie, che hanno contratti diversi ecc.

E’ un’analisi che non dice niente di nuovo quella dell’Istat, al posto della classi tradizionali del secolo scorso ci sono 9 classi o gruppi di persone divise per censo, istruzione, possibilità di lavoro ecc.

Tutte cose che analisti anche non marxisti hanno ratificato dal 2008, l’anno della crisi mondiale, poi giunta In Italia e rimasta nella palude dello nostra insipienza politica.

L’italia delle mamme e delle nonne mette mano al portafoglio per mantenere i figli, oppure i figli stanno in casa per aiutare genitori e nonni?

Tutte due le cose.

La proletarizzazione del ceto medio è concetto datato, così come la scomparsa della classe operaia; sono verità sociologiche indiscutibili.

All’analisi di classe marxiana, che voleva individuare una soggettività rivoluzionaria, partendo dai rapporti produttivi, si va sostituendo una fisica sociale positivista che avrebbe fatto felice Auguste Comte.

L’istat dice che i figli dei dirigenti faranno i dirigenti e i figli degli operai non faranno gli operai. Tutto è fermo, cristallizzato, manca ” l’ascensore sociale”.

Ma sono novità del tutto irrilevanti perchè in Italia, come si sa, il merito è sempre stato soppiantato da nepotismo e familismo.

L’alienazione, l’estraniamento, l’impoverimento crescente, la riduzione della lotta di classe a qualche sussulto ribellistico, più per difendere il proprio posto di lavoro che per trasformare la società, è quello che passa il convento.

Guardando gli ennesimi grafici della povertà italica, l’ennesima denuncia delle differenze sempre più marcate fra le classi, non si può che ricordare che questo è accaduto in tutto l’Occidente, America compresa.

C’è un momento che una classe prevale sull’altra, diceva il filosofo di Treviri, ( Carlone per il WEb), e quella che viene sconfitta cade in rovina.

Questo concetto, da noi,  diventato l’alibi per i “comunisti”che si sono messi dalla parte dei privilegiati, dei burocrati, dei finanzieri, è servito sul piatto dell’ineluttabile destino ” cinico e baro”.

Il capitalismo, il peccato originale dell’uomo, è troppo forte; così va il mondo.

Invece di incatenarsi a qualche cancello di fabbrica dismessa, denunciando che la lotta di classe la fanno i padroni, i si sono dotati di cornetto acustico per carpire la contraddizione insanabile fra Renzi padre, Renzi figlio, e la nonna.

Il poco di Welfare all’italiana trova nella famiglia il soggetto politico che può fare la differenza con il resto del mondo:di mamma ce n’è una sola.

Per il resto tutto è possibile.