Quando Marx scrive, nell’Ideologia tedesca, :” Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi.Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”, ci sentiamo autorizzati a credere ancora nella filosofia della prassi marxiana.

La mannaia dello stalinismo, nel 1935, non accettò il carattere libertario di simile affermazione.

Il  Marx del 1846,anno di stampa dell’Ideologia Tedesca,  era critico della filosofia hegeliana per il suo carattere idealistico, e della sinistra hegeliana per il suo materialismo  naturalistico.

Come poteva coniugarsi con il realismo socialista del partito d’acciaio e della Chiesa del Cremlino?

La dittatura” sul” proletariato,il partito unico,la negazione delle libertà politiche,amenità per cui  tanti comunisti sono finiti nei gulag, nelle carceri, nei cimiteri sono state la negazione di quella nobile e suggestiva visione del comunismo.

Oggi quella frase, difetta di eufonia.

I comunisti, dopo la caduta del Muro di Berlino, anche se con il giovane Marx c’entravano poco, sono stati visti come quelli del “Movimento reale che mantiene lo stato delle cose esistenti”.

Gli operai, i proletari, sono stati considerati come figure retorico – letterarie di un glorioso passato da conservare nelle biblioteche, nelle filmografie, nelle canzoni, nelle poesie.

La loro difesa è stata fatta propria da chi ha pensato che certi valori non muoiono mai.

Ma il senso conservativo dei valori del comunismo si sono poi coniugati con la conservazione dei privilegi dei burocrati e dei faccendieri di partito.

L’ideologia non fa l’uomo, non basta essere di un partito di sinistra per essere migliori degli altri.

E il comunismo non deve essere instaurato, il comunismo è in atto, è in essere e si svolge nella sua contraddizione, con  la società borghese, cambiando il soggetto, insieme all’oggetto.

Vuol dire che non si può dividere metodo e sistema, che non si può creare il comunismo da individui che non cambiano mai.

Come è possibile, con un metodo viziato, pretendere un fine superiore e migliore?

L’onestà intellettuale di un comunista, credo siamo tutti d’accordo, deve essere superiore alla mediocrità di una coscienza appagata “del migliore dei mondi possibili”.

Nel movimento reale che abolisce lo stato di cose esistenti ,c’è la forza di una dialettica che tenta di superare le contraddizioni dell’adesso.

Non c’è un tempo per il comunismo.

Lo so può essere una scappatoia per non prendersi responsabilità…di governo.

Come in ogni filosofia della storia che si rispetti, “il movimento” della contraddizione fra sfruttati e sfruttatori è senza tempo.

L’importante è essere comunisti dalla parte degli sfruttati,  contro gli sfruttatori.

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