Antonio Gramsci, fondatore nel 1921 del partito comunista italiano, grande filosofo e intellettuale, sembra tornato di moda.
Sembra che ci siano una ventina di libri in uscita sulla sua vita e le sue opere.
Gramsci, interessa oggi per quel discorso sull’egemonia culturale della classe dirigente.
Pensava il filosofo che per cambiare la società in senso socialista ci voleva una rivoluzione culturale, che partisse anche dalla sovrastruttura, non solo dalla struttura.
Il Pd, o i fuoriusciti, ogni tanto lo citano per un semplice motivo.
Non avendo più nessuna cultura di carattere marxista, non avendo più nessun punto di riferimento ideale nella storia del movimento operaio, si affidano al compagno Antonio come fosse una reliquia del firmamento comunista che male non fa: tanto è santificata che non può essere messa in discussione.
Ma guai ad applicare la sua prassi.
Soprattutto sul lavoro, sul rapporto fra profitti e investimenti, fra cultura di massa e coscienza politica, fra presenza in parlamento e contatto con le ” masse”.
Antonio Gramsci era un grande anti populista.
Sosteneva, come d’altronde il comunismo leninista, che non basta essere oppressi per aver ragione.
L’egemonia della classe dirigente, che oggi si direbbe il pensiero unico della classe dominante post ideologica, doveva essere contrastata con l’azione culturale, con la conoscenza, con la solidarietà fra i popoli, ( lui era di origini albanesi e mai se ne preoccupò).
Un vero internazionalismo socialista è contro tutte le forme di nazionalismo, ma anche contro tutte le forme di corruzione nel nome della democrazia.
Alla globalizzazione dei bisogni si risponde con il nazionalismo delle pancia piena ( vedi la riduzione fiscale di Trump).
Si vedono oggi personaggi che fanno politica che una volta sarebbero stati giudicati dei pezzenti sotto – culturali, tanto è il loro parlare a vanvera in fatto di riforme, di scelte a beneficio della classi povere.
Gramsci, a parole è nel firmamento della sinistra, nei fatti è citato come uno spot pubblicitario.
Il filosofo e pensatore comunista è attuale se si mette in gioco, più che la propria vita, la propria dignità, la propria coerenza, il proprio senso del vivere con gli altri, che oggi sembra impossibile anche a sinistra.
Lasciatelo riposare in pace.
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