Siamo arrivati tardi con il delegittimare chi salva in mare i migranti dal Nord Africa, ma ci siamo arrivati.
Era da tempo che i discorsi da bar e da qualunquismo reazionario sostenevano che la tratta dei disperati fosse in mano alla mafia.
Certo che la mafia opera in questo settore, è la scoperta dell’acqua calda.
Come in tutte le vicende criminali, se le procure hanno prove sufficienti, la polizia giudiziaria dovrebbe avere il via libera nella repressione del fenomeno.
Come è successo in tante occasioni, dove dietro la parvenza di interventi umanitari, si sono celati interessi criminali e mafiosi.
Adesso il vicepresidente della Camera, quel Di Maio che disse che” Renzi è come Pinochet in Venezuela”, ha ufficializzato la questione.
Non è difficile credere che gli scafisti abbiano collegamenti con la mafia locale e non.
La mafia, non è un’entità metafisica, è un’organizzazione criminale con un fatturato da multinazionale americana con buone protezioni sia a livello politico locale che internazionale.
Partecipa a tutti i traffici: dai diamanti, agli stupefacenti, dalle armi alla prostituzione, dagli organi umani agli schiavi di ogni paese.
Per cui è possibilissimo che abbia a che fare pure con il traffico di Lampedusa e Mediterraneo.
Sparare nel mucchio delle organizzazioni umanitarie, però, sa di meschina e truffaldina scelta elettoralistica da parte non di un esponente dei Cinque stelle, ma di una delle massime cariche dello stato.
La denuncia di Di Maio, che anche i vescovi hanno bollato come una schifezza, schiaccia l’occhiolino alla Lega, mette in discussione la scelta italiana dell’accoglienza, fa di una contraddizione reale ( anche fra chi pratica lavori nobili c’è il delinquente che specula sul dolore altrui), una tendenza politico – mafiosa.
Luigino Di Maio è un bravo giovane che brilla per essere un incredibile gaffeur:
ha detto che il 40% dei crimini in Italia è commesso dai romeni,
ha scoperto che Israele non permette a tutti di entrare nella striscia di Gaza,
non azzecca i congiuntivi quando Twitta sul suo blog,
è sempre in prima fila nel denunciare il malaffare con il sentito dire del web, che per lui è voce di Dio, oltre che di popolo.
Ora scopre,( da un’indagine della magistratura), che anche le organizzazioni non governative ” puzzano di bruciaticcio”.
Beppe Grillo, invece, che abbaia alla luna ad ogni critica al Movimento Cinque Stelle a forza di spararle grosse è finito fra quelli che impediscono in Italia una vera libertà di stampa, ( e anche qui siamo al paradosso, certamente non è Grillo il solo problema).
Si potrebbe trovare una felice soluzione al rebus: se riescono a convincere Grillo ad usare il suo panfilo per traghettare gli immigrati, per Di Maio un posto di skipper è assicurato.
Di Maio e Grillo si credono eroi della verità, forse non sanno che giudici, nonchè giornalisti vivono sotto scorta per le minacce mafiose.
Criticare va bene, ma per sparlare di un’attività come quella di chi salva in mare 13.000 persone dall’inizio dell’anno, ci vuole una documentazione seria.
Che un vice – presidente della Camera dovrebbe esibire al più presto.
Rispondi