Non possiamo essere tutti eguali.
Se A è A non può essere B,ma nemmeno C: principio di identità aristotelico.
Ma l’uguaglianza non vuol dire povertà al ribasso,costrizione per la massa e privilegi per la casta.
Come nel socialismo reale,che comunque,si era posto il problema della distribuzione della ricchezza.
Ma con il vento di destra che spira oggi,l’eguaglianza come giustizia sociale e distributiva sembra diventato l’ ultima patologia da estirpare del vecchio mondo comunista.
Per fare un esempio concreto.
Quando si parla di merito nella scuola,la saggezza di Don Milani, che sosteneva che il problema era emancipate gli ultimi e non premiare i primi, è stata fatta a pezzi.
Quando si parla di migrazione, poi, la consapevolezza che non si può contrapporre la solidarietà al colore della pelle ( vedi la giusta accoglienza per gli ucraini bianchi e la xenofobia per gli africani neri) non è universalmente condivisa.
C’è insomma un retroterra di pensiero diffuso che recita così: non si può cambiare la natura umana del diseguale, e l’uguale non può esserci mai né nei diritti, né nei doveri.
Te lo senti dire in ogni circostanza che il Welfare state è stato un sogno della sinistra,diventato un costo per la società insostenibile .
Costano troppo la sanità,la scuola,i pubblici servizi, l’accoglienza,etc: lo stato non può provvedere a tutto.
E per non lasciare indietro nessuno, c’è il taglio al cuneo fiscale provvisorio.
Insomma l’eguale è una forzatura ideologica coercitiva del giacobinismo e del marxismo leninismo.
E poi dicono che destra e sinistra sono concetti superati.

Rispondi