Brano tratto dall’e book 1942 Ordine nuovo e prime sconfitte dell’Asse di Pierluigi Raccagni completamente gratuito fino al 10 marzo

1942 OPERAZIONE BLU


Per concretizzare la direttiva n. 41 Hitler mandò tutti i rinforzi disponibili.
Agli ordini del generale von Bock si trovavano 100 divisioni, 60 tedesche e le altre divise fra italiane, rumene, ungheresi.
1.500 apparecchi dovevano appoggiare l’operazione.
L’obiettivo principale della guerra era il Caucaso, dove si trovavano le risorse necessarie al mantenimento della guerra: il 70 % della produzione petrolifera russa, il 65% delle sue risorse naturali di gas naturale, giacimenti minerari, fra cui le più grandi riserve del mondo di manganese ed energia elettrica.
E poi abbondanza di cotone, grano, barbabietole da zucchero, semi di girasole, maiali, pecore…sull’altro lato delle montagne si stendeva l’Iran, la porta verso il Medio Oriente e le retrovie inglesi.
Hitler era talmente convinto di vincere che a Lipsia aveva fatto stampare carte e guide di zone caucasiche in lingua tedesca.
Per Stalin le cose non andavano come avrebbe voluto.
Dopo i successi dell’Armata Rossa nel respingere i tedeschi davanti alla capitale le operazioni militari non erano andate molto bene.
Stalin pensava che era venuto il momento per un attacco in grande stile, non dando tregua ai nazisti, soprattutto ora che erano stati decimati dal Generale inverno.
700.000 morti, tra congelati, mutilati e feriti gravi.
L’addetto militare italiano a Berlino Marras parlava di tre milioni di soldati non recuperabili a fini bellici.


Contrariamente al suo solito cinico realismo questa volta il segretario del partito comunista dell’Unione Sovietica era attraversato da una vena di ottimismo che gli avrebbe fatto sbagliare calcoli e deduzioni sulla strategia da adottare.


Il 5 gennaio del 1942 Stalin convocò al Cremlino una riunione del comitato della difesa dello stato.
Presentò in quella circostanza un piano che prevedeva il lancio di imponenti operazioni: al centro davanti a Mosca, a Leningrado per togliere l’accerchiamento della città, a sud contro l’armata di Manstein in Crimea.
Il generale Zukov criticò l’idea di un’offensiva generale, sapeva che le truppe non erano in grado di sopportare un fronte così ampio.
Il generale suggeriva invece un attacco verso Mosca e Stalin mediò fra le varie proposte; per non rimanere passivo in quel frangente e per cercare di intimidire militarmente le certezze di Hitler, optò per delle offensive al sud.
Fu un terribile passo falso.
All’estremo sud, nella penisola di Kerch, ai primi di maggio c’era stato un attacco del generale Von Manstein.
Dopo aver ricevuto l’ordine da Hitler di far scattare l’operazione Trappenjagd (Caccia con la trappola), Manstein aveva pianificato un’offensiva che prevedeva la partecipazione della maggior parte delle divisioni a sud.
L’8 maggio il cielo di Crimea si oscurò improvvisamente; centinaia di aeroplani tedeschi Focke-Wulf Fw-189 o di Messerschmitt Bf 109 del generale barone von Richthofen cominciarono a rovesciare tonnellate di bombe sulla penisola.
Il 16 maggio i tedeschi penetrarono nella città di Kerch.

Proprio con il proposito di liberare la Crimea, i sovietici a quel punto concentrarono i contingenti che erano sbarcati in inverno.
I tedeschi non aspettarono, attaccarono per primi sconvolgendo i piani sovietici, isolando Sebastopoli che era sotto assedio da sette mesi.