La classe lavoratrice e la sua avanguardia, la classe operaia,sono scomparse dal proscenio della rivoluzione,del progressismo o del riformismo,come conseguenza della rivoluzione post industriale informatica.

Almeno in Italia dove una volta,si diceva,c’erano più comunisti che in Russia.

Lo dicono le reazioni materiali alle crisi economiche del capitale: poche lotte,molti straordinari, ma soprattutto molto spirito corporativo.

La rivendicazione corporativa nei fatti si sposa benissimo con il nuovo governo di estrema destra.

Balneari,taxisti,ma non solo,tutti pensano di rappresentare il pilastro della società,soprattutto quando si tratta di mantenere i diritti acquisiti con sacrifici,ore di lotta e soprattutto di lavoro.

Infatti i sindacati fanno molto poco per unificare la classe lavoratrice : ma non possono in effetti fare molto.

Da una parte hanno milioni di iscritti soprattutto fra pensionati e pubblico impiego.

Dall’altra parte, quando servono alla bisogna,non hanno la forza né materiale,ne morale per difendere lavoratori precari disagiati,sottopagati,che solitamente non sono sindacalizzati,per dire che non sono tesserati.

La volontà di resistere va così verso i sindacati di base,oppure si mangia la minestra per non saltare dalla finestra.

Così la nomea di nuovi proletari agli sfruttati non garantisce nessun virtù di cambiamento.

Quindi l’idea sentimentale secondo cui la classe lavoratrice ‘sia un corpo omogeneo depositario di un indefinito anelito riformista,destinato ad essere tradito da sindacati corrotti, è illusorio.

Continuano le dimissioni di massa di lavoratori scontenti di bassi salari, i quali in molti casi abitano lontano da casa,sono scontenti della loro vita,non perché spocchiosi e arroganti,ma perché fanno vite infernali per pochi denari.

Così i veti sindacali ad una politica recessiva governativa, che tira avanti in peggio un capitalismo dal volto grottesco, è un minimo che oggi può diventare un massimo in tempi di magra.

I sindacati in Francia hanno indetto uno sciopero generale contro la politica liberista di Macron.

Ma anche in quel caso l’obiettivo era il mantenimento dei diritti acquisiti rispetto l’età pensionabile; comunque già tanto rispetto alla prudenza del sindacalismo italiano.

Una classe non è eternamente rivoluzionaria se manca di fondamenti teorici,ma soprattutto di lotte sindacali.

O almeno di quel passaggio dall’in sé al per sé, base di ogni solidarietà di classe.

NB (La lotta sul Rdc dirà in proposito tante cose)