Viviamo nel Paese con il più alto debito pubblico d’Europa.

Nel contempo abbiamo i risparmi privati più alti del Continente.

Abbiamo più poveri degli altri paesi del G7,eppure siamo quelli che favoriscono i più ricchi con leggi ad personam.

Oggi ti fanno sentire povero,solo perché non puoi consumare come chi consuma abitualmente.

I veri poveracci però non se li fila nessuno: sono addirittura affidati, dal governo in modo paternalistico, alla generosità dei bonus.

Se sono pure malati,disagiati ,stanchi di vite crudeli, vanno nel numero delle disuguaglianze accertate,e in fondo accettate,come danno collaterale di un mondo dove la cultura profonda,sobria ,operaia,contadina è stata cancellata dalla sottocultura di massa.

Non essere in miseria all’età di mia nonna e dei miei genitori,infatti, era già una conquista.

Proprio la nonna si diceva fortunata nella vita: a 10 anni e con nove fratelli era stata mandata a lavorare in un panificio.

“Almeno lì il pan ghera semper,anche se negher”.

Mi ha insegnato tanto la nonna,cattolica,antifascista,che teneva in casa il diploma di quinta elementare conquistato alle scuole serali.

Negli anni cinquanta a Milano essere proletari non era una dannazione eterna,anche se l’indigenza la subivi da tutte le parti.

A cominciare dai buoni scuola di tre diversi colori che demarcavano la fascia sociale di appartenenza.

Il poter mangiare era considerato un dacci il nostro pane quotidiano,un inno al Padre nostro che sei nei cieli.

Durante la guerra, per scaldarsi ,mio nonno andava a tagliare le panchine dei giardini per la stufa,,per vestirsi usava riciclare abiti vecchi :i’arte di arrangiarsi era una legge per milioni di proletari in tutta l’ Europa e in Italia.

Non si commiseravano i miei per l’indigenza personale e proprio la nonna metteva da parte il cestino con il pane per i poveri.

Pace,pane,lavoro, libertà gli idola della rivoluzione sovietica,erano legge per mio nonno e mio padre.

Guardase,’ indre’ diceva la nonna,qualcuno più povero di te lo troverai sempre.

Qualcuno che apprezza quella minestra che non vuoi mangiare.

Buon Natale,buone feste