Da” 1939 – 1945 – Il racconto della guerra giusta” di Pierluigi Raccagni,la svastica sull’Europa,vol I,
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- BATTAGLIA FRA I FIORDI
Il 2 aprile Hitler diede il via all’invasione di Danimarca e Norvegia. Domenica 7 aprile due posamine britanniche erano pronte a minare le acque territoriali norvegesi, mentre alcune navi da guerra provenienti dai porti del Mar Baltico trasportavano soldati pronti a sbarcare sul suolo norvegese.
“Narvik”, è questa la parola della località captata dai servizi segreti da- nesi, dove avrebbero dovuto sbarcare le truppe tedesche.
Gli inglesi dell’ammiragliato britannico pensarono che le informazioni fossero false, così che la flotta d’invasione tedesca continuò indisturbata il suo tragitto.
Il 9 aprile come avevano accertato i servizi danesi, a Narvik sbarcarono duemila tedeschi, occupando anche Copenhagen.
Il re di Danimarca Cristiano X, consapevole della disparità di forze rispetto alla Germania, ordinò la resa; il generale Pryor, comandante in capo delle forze danesi, non trasmise l’ordine sperando nella resistenza armata del suo popolo.
Alla fine la Danimarca diventava la seconda guerra di Hitler, una guerra molto facile e che fece pure scalpore per l’arrendevolezza dei danesi.
Fu sufficiente, infatti, un solo battaglione per conquistare Copenhagen. Una nave tedesca con a bordo le truppe entrò nel porto attraccando al molo principale, come fossero dei turisti in cerca di primavere Nordiche.
Vicino al porto, il palazzo del re e la sede del quartiere generale danese furono rapidamente circondati.
L’unico che sembrava non gradire l’arrivo dei nazisti era un generale danese.
Il comandante in capo Pryor voleva opporre resistenza ai teutoni, ma Cristiano X, il giorno precedente, si era rifiutato di firmare l’ordine di mobilitazione generale.
Il bello avvenne quando il sovrano si vide circondato dai tedeschi all’interno del Palazzo Reale.
Secondo la formula di rito convocò il povero Pryor, chiedendo a questi “se le truppe danesi” avessero combattuto abbastanza.”
Pryor rispose che non vi era stata nessuna battaglia e che era ora di iniziare a resistere con determinazione.
Il re e i ministri gli permisero di sparare quattro fucilate, tanto per non perdere del tutto la faccia.
In tutta la Danimarca vi furono tredici morti fra i danesi, e venti feriti fra i tedeschi, il che non sarebbe stato male se i nemici della democrazia non fossero stati i maggiori criminali di sempre.
Così si dice che i danesi, al confronto dei norvegesi, in fondo furono quasi amici dei tedeschi.
“(…) La presenza tedesca è tutto sommato benigna -continuò l’oratore-
La Danimarca ha dimostrato che una parziale perdita di indipen- denza, dettata dalle esigenze della guerra, non deve portare inutili lotte e sofferenze. La lezione, per i giovani come voi, è che può esserci più onore nella sottomissione e nell’obbedienza che in una sconsiderata ri- bellione”, concluse e si sedette.
Cfr. Ken Follett, Il volo del calabrone, Milano 2003, pag. 48
Quello di Ken Follett è solo un bel romanzo di guerra, d’accordo, e niente ci assicura che il preside del collegio danese interpretasse la co- scienza nazionale, ma non si può negare a livello storico che i rapporti fra tedeschi e danesi furono ottimi negli anni dell’occupazione. Alla Danimarca furono lasciate notevoli libertà, quasi a compensare la docilità con la quale furono accolti i nazisti e in un primo tempo, solo in un primo tempo, anche i settemila ebrei furono lasciati in pace.
L’idea che la guerra non era affare loro ebbe un certo successo fra la popolazione danese, che tutto sommato si beveva le notizie tedesche dal fronte.
- NORVEGESI TOSTI
La battaglia di Norvegia cominciò per mare.
Vi fu subito uno scontro fra le vecchie corazzate norvegesi Eidsvold e Norge e dieci cacciatorpediniere tedesche.
La Eidsvold fu silurata, la Norge fu rapidamente messa fuori combatti- mento, trecento marinai norvegesi persero la vita, in buona sostanza tutto finì alle 8 di mattina del 9 aprile.
Il giorno dopo cinque cacciatorpediniere inglesi entrarono nel porto, diedero battaglia, affondarono due navi tedesche, nel rientrare vennero però attaccate da altre unità tedesche.

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