Brano tratto da operazione Barbarossa e Pearl Harbor e book gratuito 10,11,12 agosto Pierluigi Raccagni
La spartizione dei Balcani avvenne nel seguente modo: la Jugoslavia cessava di esistere come stato.
La Germania incorporava nel Reich la parte settentrionale della Slove- nia, assumendo il controllo militare della Vojvodina e del Kosovo set- tentrionale, così come capitò alla Serbia, dove i tedeschi affiancarono funzionari al governo collaborazionista del gen. Milan Nedić.
L’Ungheria si assicurò la ricca regione danubiana di Bačka.
La Bulgaria occupò la Macedonia jugoslava e alcune regioni meridio- nali della Serbia.
La parte più vasta del territorio jugoslavo smembrato venne onorato del titolo di stato indipendente di Croazia.
Qui entrava in scena l’Italia: il regno di Croazia venne affidato al Principe di Spoleto Aimone di Savoia, nipote del re Vittorio Emanuele III. Il potere di fatto venne esercitato da Ante Pavelić, fascista noto in Italia dagli Anni Trenta.
Pavelić aveva avuto aiuti per il suo movimento degli ustascia. Mise così in pratica una politica di genocidio contro serbi, comunisti ed ebrei.
All’Italia, comunque, fu assegnato un ruolo significativo, ma non auto- nomo.
Furono ammessi all’impero fascista Lubiana, Zara, già italiana sin dalla prima guerra mondiale, alcune zone vennero aggregate nel governatorato di Dalmazia, una striscia di terra fra la Slovenia e la Croazia fu accorpata al Regno italico.
Mussolini, come è stato notato da più parti, anche se ottenne un bottino non disprezzabile, mise solo un piede nello spazio vitale a Est. Il suo imperialismo debole lo vedeva relegato in una posizione subordinata anche nei Balcani, regione che il fascismo considerava naturale spazio di conquista se si pensa appunto, a Fiume, a Zara, alla Repubblica del Carnaro etc.
Per quanto riguarda la Grecia, i nazisti l’attaccarono con ventisei divisioni di cui tre corazzate attraverso la Bulgaria, base di partenza delle operazioni.
Una dopo l’altra le unità greche furono spazzate via.
Il giorno 9 aprile i greci pensarono ad un ripiegamento in Albania.
I nazisti temevano uno sbarco inglese a Salonicco, per cui occuparono a titolo precauzionale la zona della Tracia meridionale fra Salonicco e Alessandropoli.
La mossa spiazzò l’esercito greco che nell’aprile del 1941 era schierato in modo da presidiare i varchi montani che davano accesso alla Bulgaria.
Anche il corpo di spedizione britannico, che era composto da una divisione neozelandese, una australiana e una inglese, fu preso alla sprovvista.
Da parte tedesca ormai gli alti comandi sapevano come assecondare le intuizioni di Hitler apportandovi dinamismo e velocità di esecuzione. Se i piani sembravano a volte velleitari, non così era la fase operativa che anche in Grecia riuscì a tagliare fuori le divisioni elleniche schierate in Albania: invece di avanzare da Salonicco verso il monte Olimpo, i tedeschi sferrarono un attacco verso Monastir.
Il 27 aprile veniva occupata Atene e la bandiera della svastica faceva bella mostra di sé sull’Acropoli.
Gli inglesi sgomberarono a fatica dalla Grecia.
Hitler si sentiva gratificato ad aver vinto un popolo di antichi guerrieri. La vittoria di Hitler fu doppia, perché, come abbiamo osservato, gli inglesi, corsi in soccorso del valoroso popolo greco, poterono combinare poco contro i tedeschi che anche in mezzo ad alture e montagne maneggiavano i loro panzer a piacimento.
Winston Churchill, in dissenso con il ministro degli Esteri Anthony Eden, aveva inviato 68.000 uomini in aiuto alla Grecia, sottraendo le truppe dal fronte dell’avanzata in Libia.
Si ricordi che i greci fino alla morte di Metaxas erano contrari ad un intervento inglese a loro favore per paura di una ritorsione tedesca.
Quando compresero che i tedeschi avrebbero attaccato dalla Bulgaria accettarono l’aiuto degli inglesi che tentavano di costituire un fronte anti- tedesco e italiano nell’Europa Sud-orientale.
218.000 soldati greci e 12.000 inglesi finirono prigionieri come 334.000 soldati jugoslavi, l’equipaggiamento delle tre divisioni inglese, austra- liana e neozelandese dovette essere distrutto o abbandonata in mano ai tedeschi.
Gli inglesi sbagliarono quasi tutto in questa fase: non avevano supporti logistici vicino alla Grecia, non avevano la supremazia dell’aviazione, bombe e mine tedesche avevano bloccato il Canale di Suez. Quello che a Mussolini non riuscì in un anno, Hitler se lo prese in dieci giorni,
Il Duce, però, voleva entrare ad Atene…

Rispondi