Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi del mondo, è stato sfacciatamente sincero.

Ha detto che la guerra di classe degli ultimi vent’anni l’hanno vinta i capitalisti, in modo quasi definitivo aggiungo.

La citazione è inclusa in un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della sera del 25 maggio dal titolo:” La colpa di essere poveri”, una recensione del saggio ” Classi pericolose “di Enzo Ciconte.

Quindi che il capitalismo abbia vinto, non certo una novità, non è la notizia; la buona novella è che non c’è stata nessuna pietà per gli sfruttati,nonostante un secolo di lotte per l’emancipazione.

Tutta la modernità di questo secolo,infatti, si basa sul fatto che l’accumulazione del capitale e dei profitti, a danno della classe povera o proletaria,sia stata considerata una manna dal cielo,un indefinito viaggio verso una pace sociale senza guerra di classe perché il motore del reddito era/è la disuguaglianza.

Una volta finito, perché sconfitto, il mito dell’eguaglianza economica a danno della libertà, la libertà è diventata dal G8 di Genova in poi,in Italia,ad esempio,il partito della libertà, l’esaltazione dell’individualità dove lo spirito animale del capitalismo avrebbe comportato una solidarietà strumentale fra capitale pubblico e privato e una rivalità fra lavoratori che è finita come sappiamo.

Il dato che in Italia i salari negli ultimi trent’anni siano scesi del 2.9 per cento,mentre in Francia siano aumentati del 31 per cento, ci dice quanto il padronato italiano abbia sempre goduto di governi amici.

Si è poi scoperta, allora,da parte dei vincitori l’evangelizzazione, il senso di comunione coi poveri, il senso della carità spacciata per bonus e redditi di supporto estemporanei.

Insomma lavoro precario,bassi salari,morti sul lavoro,in Italia soprattutto,sono diventati effetti collaterali della guerra contro i diritti dei lavoratori.

Pensare che è più facile trovare un compromesso sul non tassare i ricchi vincitori della guerra di classe, che portare serie riforme nella democratizzazione del mercato del lavoro e’ cosa normale in Italia.

La divisione internazionale della forza lavoro,poi, a danno degli emigrati,soprattutto africani, ha voluto dire per milioni di persone carestia e fame,per altri pulsioni di nazionalismi reazionari, beceri populismi filo fascisti, dove gli interessi delle corporazioni hanno prevalso sul capitalismo del welfare delle forze progressite.

Mario Draghi,in un intervento al sindacato CISL per commemorare Ezio Tarantelli ha citato lo studioso ucciso dalle Br il 27 marzo 1985,che soleva dire:” l’utopia dei deboli è la paura dei forti”.

Lo splendido pensiero di rara potenza cristiano marxista viene calpestato ogni giorno da quel capitalismo vincente,che oltre a vendere armi ai narcos e all’Ucraina,alla Russia e all’America, vende la speranza in pillole di saggezza pubblicitaria.

Gli spot pubblicitari sono il presentatarm dei vincenti ai perdenti.

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