Il 27 marzo del 2003 mi trovavo a Barcellona con la scuola nel giorno in cui iniziarono i bombardamenti su Baghdad nella seconda guerra del Golfo.

Con alcuni studenti andai in piazza Catalunya da dove parti’un’imponente manifestazione del Movimento Arcobaleno.

Dal corteo si alzò il canto di Bella Ciao: in italiano, potente, chiaro ,distinto, bello.

Fu un momento entusiasmante, sincero.

Bella Ciao viene cantata in tutto il mondo, da giovani progressisti, antifascisti, da Atene a New York…non ha bisogno di sponsor, non riguarda le top ten,è semplicemente un canto libero.

In Italia, la solita polemica inutile e stupida ha messo all’indice la canzone perchè la sinistra parlamentare ha proposto di istituzionalizzare l’inno partigiano: il 25 aprile si propone venga suonato dopo l’inno di Mameli, come segno della rifondazione dell’Italia dopo la guerra di liberazione nazionale.

Apriti cielo.

La paranoia anticomunista dei nostri fascio leghisti ( La Russa, Borghi, Mussolini…) relega Bella Ciao nell’emisfero delle canzoni di sinistra di parte, comuniste, contrarie alla pacificazione nazionale…

Non c’è nulla da commentare.

Se non che il canto partigiano che diede la libertà pure ai fascisti, oggi è diffamato nei fatti da quelli che inneggiano ancora al fascismo come fosse stata un’idea come un’altra.

Si dicono post fascisti per comodità, per opportunismo, per convenienza.

Ma la loro prassi è imbevuta di discriminazione e odio verso chi avversa la loro storia e la loro sottocultura.

Bella Ciao dà la misura di quanto l’ antifascismo sia dalla parte giusta della storia.

Noi la canteremo sempre, istituzionalizzata o no, non è importante.

I fascisti se ne facciano una ragione.

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