Oggi il presidente del consiglio Mario Draghi si è presentato in Senato per la fiducia al governo, garantita dalla supercoalizione di unità nazionale.

Chissà se avrà avuto il tempo di leggere la lettera aperta di Aboubakar Soumahoro pubblicata sull’ultimo numero dell’Espresso.

Il noto sindacalista Usb quasi implora il presidente del consiglio di occuparsi di quelli costretti a vivere ai margini della società, da una divisione del lavoro di donne e uomini a cui nessuno guarda; non hanno niente da offrire se non la propria forza lavoro.

A buon prezzo.

La lettera aperta è’ involontariamente un’ accusa pesante e dolorosa all’indifferenza con la quale vengono trattati i diritti dei proletari, quelli veri, quelli di una volta, quelli del Manifesto del partito comunista, quelli che sono fuori dagli schemi di tutti i partiti e dall’attenzione dell’opulenza occidentale e delle banche mondiali in euro, in dollari, in yen, in franchi svizzeri e bitcoin.

La sofferenza umana esplicitata in quella lettera è una denuncia che non lascia spazio nè ai fascisti patrioti, nè ai sinistri timorati di Dio e della gente per bene che del moderatismo hanno fatto una bandiera perchè è al centro che si governa, è dall’equilibrio delle forze che si pesa la democrazia.

Così, gli Invisibili, compaiono sempre nelle statistiche dell’indigenza, in quelle dei diritti vilipesi e calpestati, ogni tanto qualcuno si ricorda che esistono e forse con un sms di donazione fra uno spot e l’altro che esalta il marketing digitale, ti salvi la coscienza, ma non recuperi la Costituzione dei nostri padri.

La sacra Costituzione democratica e antifascista, infatti, è chiamata in causa solo per referendum abrogativi, affermativi, mutamenti istituzionali, mai per richiamare l’opinione pubblica allo scandalo dei grandi profitti degli Invisibili di turno.

Battersi per loro forse è da anime belle, battersi con loro è da universalismo socialista; ma siamo troppo presi a considerare il Conte due come il governo insuperabile dei nostri tempi, per poter aspirare all’utopia di riforme borghesi per tutti ( la parità almeno dei diritti formali delle leggi ).

Per questo non ci vorrebbe una rivoluzione, che non è un pranzo di gala, ma delle riforme del take – away del politicamente accettabile,

Aboubakar immette nel perimetro della sofferenza donne, precari, nuovi schiavi, lavoratori dello spettacolo e dei servizi senza tutele, tutti quelli che, lo si scrive mille volte, non sono garantiti da un salario di diritto, perchè aldilà delle mode del transeunte il capitale è lavoro oggettivato e /o lavoro accumulato in un capitale, quindi strumento di produzione per la ricchezza generale.

L’unico partito, e bisogna riconoscerlo, che ha portato in Europa con un gamba i senza nome del profitto è il movimento cinque stelle che non ha di certo sconfitto la povertà, che all’inizio il reddito di cittadinanza lo prevedeva solo per gli italiani, ma almeno agitava una parità nelle possibilità di esistenza di chi non ha santi in paradiso ( un iban di riferimento)

Ora che ci si divide fra Dragoni e Contiani, ci si rende conto della miseria della nostra percezione umana e politica.

Sinceramente mi interessa poco sapere se Draghi sia di destra o di centro o di sinistra, ma se facesse qualcosa per i derelitti almeno avvicinerebbe il suo governo all’emisfero democratico, solidale, rivoluzionario di papa Francesco.

Whatever it takes, anche per chi non è rappresentato nel regno dell’universo borghese.

Anche i proletari di oggi, non solo senza rivoluzione, ma anche senza speranza, hanno diritto a delle riforme nel fasullo paradiso dei consumi.

1939 – 1945 II racconto della guerra giusta: La vittoria della democrazia . Vol. II (1939 – 1945 il racconto della guerra giusta, vol I) eBook: Raccagni, Pierluigi: Amazon.it: Libri clicca