495 pagine di burocratese da tradurre in legge con dibattito parlamentare.
L’operazione della manovra Rilancio prevede 55 miliardi, a pioggia, per tentare di mettere una pezza ad una situazione economica che rischia il disastro terminale con conseguente esplosione di un rabbia sociale incontrollabile.
25 miliardi a chi lavora, 16 a chi intraprende,e poi sanità, scuola,servizi sociali,bonus ed ecobonus per acquisti: così, circa, la ripartizione delle risorse della scelta quasi keynesiana del governo Conte.
Critiche o osanna se ne possono fare a tonnellate,: tutto contro gli italiani,troppi soldi a pioggia, nessuna visione del mondo da qui a sei mesi, grande svolta progressista nella gestione della crisi, finalmente qualcosa di sinistra, e poi ognuno ci metta la sua egoità empirica.
Quello che temono gli italiani, al di là del colore politico, è che il peso della burocrazia porti sì i bonus biciclette e i bonus vacanze, ma pochi soldi in tempi brevi per cassa integrati, precari di tutti i livelli, sommersi di tutto il pianeta italico.
L’eccesso di burocrazia, infatti, non è una zoppìa transitoria del funzionamento dello stato.
In Italia la lentezza burocratica da sempre è il comando dispotico di uno stato borbonico verso il cittadino comune, una forma di repressione dei diritti per cui qualsiasi concessione statuale diventa una regalia, non una legge rispettata da chi l’ha promulgata.
Da subito non si poteva pretendere da Conte e governo quella giustizia sociale che in Italia non è mai esistita.
Chi parla della manovra come esempio di sintesi fra assistenzialismo e burocrazia, favori e privilegi alle nomenclature di tutti i colori,di tutte le lobbies, di tutti gli apparati artificiosi che saltano sulla diligenza della spesa pubblica senza dare nulla in cambio, ha forse ragione,ma alla fine se arriverà qualcosa “ciapa sù e porta a cà”.
Sai, poi, chi se ne frega se l’elargizione venga da destra, sinistra o centro: l’importante è tirare a campare, soprattutto in tempi di pandemia.
In altri termini Franza o Spagna purchè se magna, come succede poi alla fine in tutto il mondo quando sei allo stremo.
Ma la reazione di Salvini, l’uomo che odia le donne visto che ce l’ha pure con le lacrime della Bellanova per la regolarizzazione dei migranti, della Meloni che urla che mentre “Conte banchetta, gli italiani rovistano nei cassonetti”, sono scomposte reazioni ad una manovra che andasse in porto realmente in tempi non biblici potrebbe voler dire lunga vita all’Avvocato del popolo e il discredito ulteriore del nazional-tribalismo locale.
La destra estrema, infatti, attacca il governo con i soliti argomenti triti e ritriti.
I soldi si dovevano dare ai padroni,non ai migranti, il corporativismo classista è il pane quotidiano: lo stato borghese non si abbatte, ma si cambia in senso sovranista.
Tutte palle, frottole:la panza degli sfruttatori patentati che non pagano le tasse, che piangono miseria con il soldi nei paradisi fiscali, che sono pronti a far affari con la mafia è pronta per una nuova abbuffata.
I proletari pagheranno caro e tutto , comunque, pure in termini di sicurezza, ( Porto Marghera docet) ma questo non vuol dire fermarsi alla autocommiserazione.
La regolarizzazione di 200.000 sans papier è una vittoria delle istanze più democratiche in materia di diritti e lavoro.
E’ un primo passo di una lotta voluta dai movimenti.
Per questo parte dei Cinque stelle, Lega e Fratelli d’Italia sperano nel tanto peggio, tanto meglio.
E la socialdemocrazia deve difendere Conte ( Hindenburg), dalla marmaglia in camicia giallo- nero – verde e …bruna.
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