Tutti siamo pronti da anni a denunciare l’ipocrisia generalizzata.
Soprattutto quella della politica, intesa in senso sostanzialmente partitico.
La società civile,però, lo abbiamo imparato, non è che lo specchio del Palazzo.
L’impotenza delle istituzioni democratiche a sovvertire quello che dall’Unità d’Italia è l’essenza del way of life italiano: disoccupazione, lavoro nero, lavoro precario, povertà diffusa, capitali portati all’estero… e vai con l’Inno di Mameli ,rimbalza nell’emergenza del virus.
Ora improvvisamente alcuni sedicenti liberali di destra e di sinistra, intellettuali improvvisati specializzati in tuttologia, scoprono che bisogna intervenire in modo ” strutturale” sui fenomeni sopraelencati, vera piaga sociale dell’Italia che non ha riscontri nei paesi fondatori dell’Europa.
Ho sentito in Tv un’ intervista del sindaco Orlando di Palermo che ha denunciato come il lavoro nero diventerà la miniera per il ricatto mafioso, per il pizzo, per lo sfruttamento selvaggio di chi lavora ancora con le braccia ( sono proletari, non ceto medio con il tablet a casa..)
E’ la riscoperta dell’acqua calda.
Il virus ha fatto cadere il velo d’ipocrisia sotto il quale si è nascosta sia l’arte di arrangiarsi italiana, sia l’arte di far sembrare lo sfruttamento una generosa regalia dei vari potentati: se non ci pensa lo stato ci pensa la mafia del sud, ma pure del nord.
Dicunt che bisogna far emergere il sommerso.
Pietose bugie; il lavoro nero e sommerso è funzionale a tener bassi i salari, a incrementare i profitti di quella che si può chiamare una borghesia criminale.
E gli immigrati dei campi, i dannati della terra che infettavano solo con la loro presenza la razza ariana italo- idiota ora mancheranno alla filiera alimentare: dove li trovi dei disperati che lavorano per pochi euro al giorno come schiavi?
Ne troverai sempre di più.
E poi riguardo al rapporto lavoro e povertà una considerazione va fatta.
Il vituperato reddito di cittadinanza, quello dei fannulloni sul divano, quello che, sembra, abbia tolto due milioni e mezzo di persone dalla povertà, oggi è richiesto a gran voce proprio dai borghesi del mondo di mezzo. ( neoliberismo pagato dallo stato).
Quelli che a fronte di miliardi portati in paradisi fiscali, oggi si sentono in prima linea nell’emergenza economica sono la faccia feroce del capitalismo italiano.
L’esercito delle partite Iva, finte naturalmente perchè non si vogliono pagare i contributi da parte dei padroncini,la pletora di chi ha intrapreso con sacrifici un’attività, pagando le tasse, oggi è in rovina: l’onestà in Italia è cosa da fessi, la virtù è lasciata alla retorica delle balconate tricolori.
Chi pensa ad un riscatto del Belpaese di fronte ai 13.000 morti da virus, forse chiede la luna nel pozzo,canta ” l’isola che non c’è” con la speranza che nessuno la sogni mai.
Oppure sono uomini dalla fede forte, sincera, autentica.
Dietro la maschera di Pulcinella c’è un paese diviso, stanco, infettato dall’eterna corruzione che dovrà riaprire i conti con la propria recente storia.
E’ chiaro che saranno lacrime e sangue, non so per quanti anni.
Ma non per tutti: l’eterno ritorno della lotta di classe diventerà il bellum omnia contra omnes.
Perchè non solo non siamo sulla stessa barca, ma il lavoro nero e sottopagato dei contributi non versati e l’economia sommersa rimangono una struttura del sistema Italia: di un capitalismo che si finge con le pezze sul sedere quando c’è da dare, e pure da prendere.

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6 aprile 2020 at 15:13
grazie, Carlo, e un bacione a mamma Maria
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4 aprile 2020 at 22:38
Grazie Piero, come sempre preciso e sintetico nell’affresco drammatico di ciò che di solito è passato come “fotografia sbiadita e sfuocata”, oppure, più chiara, ma solo qualche dettaglio separato dal contesto, in modo che non si capisca “il tutto”. Il tuo scritto aiuta invece a riflettere sulla concretezza della società italiana e non. Ciao.
Carlo
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