Dopo la sciatteria sanremese e un derby meneghino da tranquillo weeek – end di paura, la pacchia è già finita.
E così improvvisamente si scopre che la produzione industriale è giù del 4,3% rispetto a 12 mesi prima ,anche grazie ai dazi e alla mancanza d’investimenti.
Dopo il dato sul Pil , che da sette anni non registrava un calo del – 0,3%, ancora una volta si proclama che l’Italia è senza un progetto
Gli strali così convergono su un governo giallorosso incapace di muoversi dalla grande stagnazione economica, morale e costituzionale, vista la guerriglia sulla prescrizione che interessa, per ora, solo gli addetti ai lavori mobilitati a salvare la purezza della costituzione sullo sfruttamento dei braccianti a due euro al giorno.
Così in attesa che gli effetti nefasti del Corona virus su commercio, indutria, trasporti, dopo la salute, si abbattano sull’economia, adesso si prevede il solito piano d’emergenza con un decreto ad hoc che aiuti le imprese.
Il tempo è poco, non perchè siamo in crisi dal 2008 senza uscirne manco per sbaglio, ma perchè incombono scadenze irrinunciabili per la classe politica: le elezioni regionali, il taglio dei parlamentari con referendum annesso,la prescrizione che affosserà in cinque stelle comunque vada a finire, il ritorno dei vitalizi.
Come si vede c’è il modo di distrarsi: se in Cina si è superata la soglia dei mille morti per il contagio c’è modo di reagire, se l’economia è in stagnazione è un rituale, ubi maior minor cessat, tirare a campare è meglio che tirare le cuoia.
In Italia c’è un detto: a pagare e morire c’è sempre tempo.
Chi immagina un disastro immediatamente tangibile che spalanchi una situazione pre – rivoluzionaria, forse non percepisce che la situazione è prettamente reazionaria, ma anche sotto controllo.
Nessuno sembra voler cambiare verso.
Quello che invece è insopportabile è la sufficienza della classe politica davanti ad una situazione magmatica, confusa e anche pericolosa per la democrazia reale.
Da più parti qualcuno invocherà i pieni poteri.
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