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  1. PIANO BIANCO

 

Fin dalla primavera del 1939 il piano tedesco di invasione della Polonia era stato elaborato con un obiettivo strategico ben definito che andava al di là del corridoio di Danzica: secondo l’imbianchino criminale bisognava distruggere la Polonia come popolo, per cui il massacro dell’élite culturale era il minimo che si potesse fare per togliere alla Polonia qual- siasi speranza nel futuro.

“Ogni guerra costa sangue e l’odore del sangue risveglia negli uomini tutti gli istinti che albergano in noi fin dai primordi: brutalità, follia omicida, e tanti altri. Tutto il resto è futile chiacchiera.

Una guerra che non sia spietata esiste solo in cervelli esangui”. Così parlò Hitler ai suoi generali nell’agosto del 1939.

La notte del 31 agosto tutto era pronto.

La direttiva inviata dal Führer alle forze armate era chiara più della sua balbettante messinscena vittimista:

“visto che non possiamo trovare nessun mezzo pacifico per porre ter- mine alla situazione intollerabile sulla frontiera orientale…l’attacco alla Polonia dovrà essere eseguito secondo le disposizioni previste nel Piano Bianco”

 

 

Data dell’attacco:

1° settembre 1939

ora d’attacco: 04:45

 

Situazione intollerabile per la Germania? Che sarà mai?

Anche qui poca fantasia, ma molta attitudine verso il crimine. I nazisti, non si inventavano proprio niente.

Bastava organizzarsi, per una carneficina coi fiocchi.

Da sei giorni Alfred Naujocks, intellettuale delle SS, figlio di un dro- ghiere di Kiel, si trovava in quel di Gleiwitz, sulla frontiera polacca, in attesa di effettuare un attacco simulato polacco contro la stazione radio tedesca di quella cittadina.

 

Ci dovevano essere tanti finti attacchi polacchi alla povera Germania, che a sua volta, sarebbe stata nel diritto di contrattaccare: la principale delle mistificazioni doveva avvenire appunto a Gleiwitz.

Uomini delle SS, con uniformi polacche, cominciarono a sparare contro la stazione radio tedesca.

Erano stati portati dei detenuti, drogati, che erano internati nei campi di concentramento con uniformi tedesche.

Dopo una breve sparatoria gli uomini di Naujocks entrarono nell’edifi- cio e lo occuparono il tempo necessario per trasmettere un comunicato in lingua polacca in cui in pratica si legittimava lo stato di guerra fra Polonia e Germania.

Sull’episodio c’era la lunga mano di un criminale tra i più amati da Hit- ler: Reinhard Heydrich, capo del servizio segreto tedesco, che il 10 ago- sto aveva incontrato Naujocks per concordare l’azione.

Vediamo come lo racconta Laurent Binet ne “Il cervello di Himmler si chiama Heydrich”, Torino 2011: “Sono passati quattordici giorni da quando lo Sturmbannführer delle SS Alfred Naujocks è arrivato in in- cognito nella città di Gleiwitz, alla frontiera fra Germania e Polonia, nella Slesia tedesca: ha minuziosamente preparato il suo misfatto e ora attende. Heydrich lo ha chiamato ieri a mezzogiorno, per chiedergli di definire un ultimo particolare con” Gestapo” Muller, che si è spostato di persona e alloggia nella vicina città di Oppeln.

Muller deve conferirgli il cosiddetto “barattolo di conserva”.

“Sono le quattro del mattino quando suona il telefono nella sua camera d’albergo. Afferra il ricevitore, gli chiedono di richiamare la Wilhelm- strasse.

All’altro capo del filo la voce acuta di Heydrich gli dice “la nonna è morta”. È il segnale che l’operazione Tannenberg può iniziare”.

A Varsavia si nutriva la speranza di un intervento francese.

Le speranze andarono deluse ben presto, non solo i francesi non attac- carono, ma a Est i sovietici entrarono in territorio polacco.

E che l’intervento francese e inglese era considerato una grazia divina ce lo spiega W. Szpilman: ne “Il pianista, op. cit. pag. 30

 

“Apprendemmo così che non avremmo più dovuto affrontare da soli il nostro nemico: avevamo un alleato potente e la guerra sarebbe stata si- curamente vinta, sia pur fra alti e bassi, sicché la nostra situazione nell’immediato non sarebbe migliorata. È’ difficile descrivere ciò che provammo nel sentire quel comunicato alla radio.

Mia madre aveva le lacrime agli occhi, mio padre singhiozzava senza vergogna e mio fratello Henryk ne approfittò per sferrarmi un pugno e per dirmi in tono irato: “ecco, te l’avevo detto, no?”.

 

La campagna militare fu senza storia: 14 divisioni corazzate tedesche fecero la differenza con la cavalleria polacca!

E poi la presunzione dei polacchi fece il resto.

Invece di organizzare linee difensive, il comando polacco aveva prepa- rato contrattacchi che non ebbero nessun esito.

Le forze d’invasione meccanizzate naziste non faticarono molto a tro- vare direttrici di avanzata.

 

bollettino tedesco n. 1

Dietro ordine del Führer, capo supremo dell’esercito, le forze armate hanno assunto la difesa attiva del Reich.

Nell’adempimento del loro compito di arrestare la violenza polacca, stamane le truppe sono passate al contrattacco lungo tutti i confini tedesco-polacchi.

Contemporaneamente squadre dell’aviazione sono partite per colpire obiettivi militari in Polonia. La marina da guerra è incaricata della pro- tezione del Mar Baltico.

 

bollettino polacco n. 1

Il 1° settembre 1939, nelle ore 05:00 del mattino, con un attacco inatteso di aviazione e di truppe, i tedeschi sono penetrati nel nostro territorio senza dichiarazione di guerra.

Cfr. ed. it. a cura di Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale, segreti, documenti, fotografie, Periodico settimanale, n. 1, Milano 1963