La crisi di governo mostra la miseria morale ed etica di cui sono capaci i partiti della nuova casta.

Grillo grida i barbari contro salvini, dopo aver fatto il cavallo di Troia della Lega, Renzi, per salvare la maggioranza degli eletti nella sua corrente si unisce il taglio dei parlamentari, i cinque stelle approvano, Berlusconi, la Meloni e il Felpa sognano il centrodestra pigliatutto.

La dignità è morta per tutti i viventi,per noi il modello di sviluppo potrebbe essere la lotta al nuovo fascismo dappertutto…

 

Qui di seguito brano tratto dalla vittoria della guerra giusta volume secondo di Pierluigi Raccagnicover Vol 2 jpg

1944 ITALIA: AVANZATA ALLEATA E STRAGI FASCISTE

Dopo la presa di Roma, gli Alleati puntarono decisamente al centro Italia, mentre i tedeschi indietreggiarono verso nord, cercando di ostacolare il più possibile l’avanzata nemica.

Il comandante in capo delle truppe alleate, generale Alexander, aveva tutto l’interesse a spingere le sue truppe il più possibile, favorito dalla disfatta tedesca in Normandia.

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La campagna d’Italia, che vedeva la lotta parallela dell’8a Armata inglese sul fianco dell’Adriatico, e quella della 5a Armata americana sul fianco del Tirreno, si svolse fra il 4 giugno del 1944, liberazione di Roma, e il 25 settembre, con l’occupazione di parte dell’Appennino.

La cronologia dei principali avvenimenti della Campagna d’Italia alleata potrebbe essere così descritta:

Il 4 giugno vi fu la liberazione di Roma;

il 10 giugno iniziarono i combattimenti ad Orbetello;

il 12 giugno, vi fu la liberazione di Orvieto da parte dei sudafricani; il 18 giugno, Perugia fu liberata dai polacchi; il 2 luglio, Siena fu liberata;

il 16 luglio fu la volta di Arezzo;

il 17 di Livorno, il 18 di Ancona, il 31 luglio vennero liberate Empoli, Pisa, e Senigallia;

il 4 agosto, esattamente due mesi dopo Roma, Firenze fu liberata; il 25 agosto cominciò l’attacco alla linea Gotica;

il 2 settembre a essere liberata fu Pisa, il 5 Lucca, il 9 Pistoia, il 21 Forlì; il 25 settembre l’offensiva Alleata si fermò.

Gli Alleati, avendo trasferito una parte delle truppe per lo sbarco in Provenza del 15 agosto, per necessità dovettero arrestare l’avanzata che poteva contare sulla collaborazione delle formazioni partigiane, che avevano trovato una loro unità nel combattere le truppe d’occupazione naziste.

Kesserling, a sua volta, cercava di prendere tempo, cercava di stancare gli anglo – americani nell’avanzata, avendo come obiettivo il ripiegamento sulla famosa Linea Gotica.

La Linea Gotica, che poi divenne il baluardo nazifascista fino alla primavera del 1945, andava dalla Versilia a Rimini, attraversando l’Appennino tosco – emiliano.

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Albert Kesserling disse a Hitler, che voleva applicare in Italia i principi seguiti sul fronte orientale, in un colloquio avvenuto verso la fine di giugno del 1944:

“… qualora seguissi i suoi concetti, la via della Germania verrebbe aperta presto o tardi agli alleati, mentre se mi lascia libertà d’azione, posso garantire che ritarderò l’avanzata alleata e l’arresterò sugli Appennini”. Cfr. Albert Kesserling, Memorie di guerra, in “Italia drammatica”, op.cit. n.42, pag 48.

I tedeschi, attaccati su tutti i fronti d’Europa ormai avevano come obiettivo quello di trincerarsi sempre più a nord, facendo comunque terra bruciata dell’Italia, soprattutto dove trovavano la resistenza partigiana.

Ed è in questo periodo che in Italia si arrivò alla vera e propria guerra civile.

Il comitato toscano di liberazione nazionale aveva deciso che, contrariamente a quello che era successo a Roma, le forze partigiane avrebbero liberato Firenze prima dell’arrivo degli Alleati.

Era un segnale importante di quanto le forze della resistenza volessero contare nella ricostruzione della democrazia, dopo aver sconfitto il nazi – fascismo. Ma, proprio in Toscana e nell’Italia centrale l’esercito tedesco si comportò come una compagnia di ventura saccheggiando, bruciando villaggi, ammazzando la popolazione civile.

La difesa di Firenze, la terra dei Pavolini e dei Ricci, era diventata per la propaganda di Salò un baluardo fascista contro l’avanzata democratica.

Solo grazie all’intervento del console di Germania Gerhard Wolf, che amava Firenze, l’Italia e la sua cultura, furono evitati massacri e distruzioni alla città.

Dopo la guerra Wolf venne insignito dalla Giunta comunale di Firenze della cittadinanza onoraria.

Da una parte i nazisti consideravano l’Italia territorio nemico, i partigiani non avevano nessun riconoscimento giuridico garantito dai trattati internazionali, (convenzione di Ginevra), i militi della

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Repubblica sociale italiana, più che combattere gli Alleati, erano di supporto alla Wehrmacht, ma anche alle SS e alla Gestapo, nella repressione dei “banditi” comunisti, badogliani e bande partigiane.

L’elenco delle stragi nazi – fasciste in Italia è lungo e meriterebbe una trattazione che qui è impossibile affrontare.

Basta tener presente, comunque che ogni 25 aprile in Italia vengono ricordate dalle massime autorità dello stato le stragi della popolazione civile a S.Anna di Stazzema in Versilia, dove il 12 agosto furono massacrate 560 persone fra uomini, donne e bambini e a Marzabotto, nell’Appennino bolognese, dove nei giorni 28 e 30 settembre 1.830 persone furono trucidate.

“I tedeschi assimilarono i civili ai “ banditi” trovando così la giustificazione preventiva e poi la legittimazione degli interventi terroristici, le cui valenze intimidatorie risultarono rafforzate dal lugubre rituale dell’esposizione pubblica dei cadaveri.Spesso i militari si scagliarono contro i civili con impegno maggiore di quello con cui attaccavano le formazioni partigiane: se era difficile individuare, snidare e colpire i reparti guerriglieri, risultava agevole rastrellare gli abitanti di casolari e di piccoli centri rurali o montani, facendo pagare il prezzo dell’opposizione armata all’occupazione nazista”.

Cfr.Mimmo Franzinelli, Le stragi nascoste, L’armadio della vergogna: impunità e rimozione dei crimini di guerra nazifascisti 1943 –2001, Milano 2002, pag.23 e ss.

Il guaio per i nazisti era che, come in ogni paese occupato, più aumentava la repressione sui civili, più si ingrossavano le fila della resistenza.

L’odio era il collante della lotta al nazifascismo.

Di questo erano ben consapevoli a Salò, dove l’offensiva partigiana del maggio – giugno del 1944 lasciò sgomenti Mussolini e Graziani che percepivano sempre di più che la guerra sarebbe finita con la loro liquidazione, non solo politica, ma anche fisica.

Nell’estate del 1944 si formarono anche le repubbliche partigiane, micro-universi della futura Italia libera e Repubblicana.