Lo hanno sottolineato in molti che l’affaire Lega – Putin va ben oltre le possibilità culturali e politiche di Matteo Salvini.

Forse lo sa lui stesso.

Un conto è fare la faccia da duro coi centri sociali, con le zecche comuniste, coi migranti, con Toninelli, un altro è mettersi in mezzo fra interessi imperialisti putiniani, trumpiani, cinesi ecc.

Il Felpa in  politica estera è un signor nessuno, una comparsa fra tanti giganti della  neo democrazia reazionaria anti – liberale.

Lui, un borghese piccolo piccolo che passa a fare selfie da Milano Marittima a Forte dei Marmi fra guardie municipali e che minaccia crisi di governo per l’autonomia regionale differenziata, circostanziata, un specie di federalismo omeopatico buono per tirare a casa meno tasse da parte di Lombardia e Veneto, se deve agitarsi fra le sale dell’Hotel Metropol e gli apparati ex Kgb,non ha certo il carisma di Craxi  a Sigonella con gli americani.

Peccato che questa politica fatta di fascismo, croci celtiche, svastiche, nazi, nelle varie associazioni Russia – Italia, come evidenziato da vari network, si coniughi con falce e martello, con il nostro Giulietto Chiesa orfano di Stalin e dello zar e da tanti putiniani – Komunisti per una miscela da anno zero della storia della democrazia libertaria.

Insomma in politica estera il nostro Salvini è un pesce fuor d’acqua che vuole trasformare l’Europa in un continente vicino culturalmente all’imperialismo euro asiatico non avendo manco la conoscenze per capire che l’Italia ha bisogno di stare dove sta: in  Europa, nel bene e nel male, con la sua tradizione culturale.

Il sovranista Matteo è proprio un figura patetica del forte coi deboli e debole coi forti.

Non lo invidiamo, siamo solo zecche comuniste che detestano gli asini.

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